No Giannino, l’Oscar in economia non te lo danno.
Non voglio sembrare arrogante, ma veramente vale la pena spendere pochissime parole per smontare le fandonie e la truffa del programma economico con cui il signor Oscar Giannino e i suoi finanziatori si lanciano in politica. Di economia, nel loro programma, c’è la stessa dose che trovate di succo d’arancia nella Fanta. Forse di meno.
· 1) Ridurre l'ammontare del debito pubblico. è possibile scendere rapidamente sotto la soglia simbolica del 100% del PIL anche attraverso alienazioni del patrimonio pubblico, composto sia da immobili non vincolati sia da imprese o quote di esse.
Un debito pubblico di uno Stato a moneta sovrana (Fiat, non convertibile e floating) si traduce nell’attivo di tutto il settore non governativo (famiglie + aziende), al centesimo. Lo Stato spende accreditando conti correnti (di famiglie + aziende) o emettendo titoli che spostano il denaro degli acquirenti (famiglie + aziende + investitori interni ed esterni) da conti bancari a conti di ‘risparmio’ del Ministero del Tesoro presso la Banca Centrale, dove il medesimo denaro guadagna interessi superiori. Ogni singolo centesimo coinvolto nella spesa pubblica a deficit è dunque un attivo dei riceventi di quella spesa, e non un debito. Diminuire il debito pubblico significa solo ridurre l’attivo dei settori non governativi sopraccitati, cioè impoverirli. E’ sbagliato, non ha senso, ed è contrario alla funzione primaria per cui i debiti pubblici sono stati creati. La necessità di ridurre il debito pubblico di uno Stato emerge solo e unicamente in due casi: 1) una falsa e irrazionale credenza ideologica affine a una religione superstiziosa che vede nel debito pubblico un nemico, senza peraltro portare a prova di ciò alcuna realtà di scienza contabile (P. Samuelson), oppure 2) se il debito pubblico dello Stato in questione è stato ridenominato in una moneta che quello Stato non possiede, cioè una moneta ad esso straniera, come è l’Euro per noi. Adottando l’Euro, l’Italia si è posta nelle stesse condizioni di uno Stato del Terzo Mondo che deve onorare un debito denominato in una moneta straniera (Krugman). E’ precisamente l’Euro che ha tramutato il benefico debito pubblico italiano, precedentemente l’attivo di ogni italiano del settore non governativo, in una passività di tutta la popolazione, poiché il nostro Stato deve oggi onorare i propri titoli, ed eseguire la propria spesa pubblica, procacciandosi questa moneta ad esso straniera attraverso la tassazione di tutto il settore non governativo, oppure indebitandosi presso i proprietari dell’Euro, cioè i mercati di capitali privati internazionali che lo ricevono direttamente dal sistema delle Banche Centrali europee.
Se ne deduce che la proposta .1, non risolvendo la radice del problema, aggredisce l’indebitamento italiano dalla parte sbagliata, prendendosela col debito in sé e non con ciò che ha tramutato quel debito benefico in un disastro nazionale, cioè l’Euro. Secondo la proposta .1, finiremmo semplicemente con il problema inalterato, ma anche con un’enorme fetta di ricchezza nazionale alienata. Cioè, colloquialmente parlando, cornuti e mazziati. I proponenti dovrebbero essere tacciati di ignoranza delle realtà degli stati patrimoniali di uno Stato e di macroeconomia monetaria, non fosse per il fatto che sono in assoluta malafede, essendo essi aderenti del liberismo neoagrario e neoclassico che si prefigge come meta la distruzione di tutto ciò che è la funzione di spesa dello Stato a favore del settore non governativo di cittadini e aziende.
· 3) Ridurre la pressione fiscale complessiva di almeno 5 punti in 5 anni, dando la priorità alla riduzione delle imposte sul reddito da lavoro e d'impresa. Semplificare il sistema tributario e combattere l'evasione fiscale destinando il gettito alla riduzione delle imposte.
· 4) Liberalizzare rapidamente i settori ancora non pienamente concorrenziali quali, a titolo di esempio: trasporti, energia, poste, telecomunicazioni, servizi professionali e banche (inclusi gli assetti proprietari). Privatizzare le imprese pubbliche con modalità e obiettivi pro-concorrenziali nei rispettivi settori. Inserire nella Costituzione il principio della concorrenza come metodo di funzionamento del sistema economico, contro privilegi e monopoli d'ogni sorta. Privatizzare la RAI, abolire canone e tetto pubblicitario, eliminare il duopolio imperfetto su cui il settore si regge favorendo la concorrenza. Affidare i servizi pubblici, incluso quello radiotelevisivo, tramite gara fra imprese concorrenti.
· 5) Sostenere i livelli di reddito di chi momentaneamente perde il lavoro anziché tutelare il posto di lavoro esistente o le imprese inefficienti. Tutti i lavoratori, indipendentemente dalla dimensione dell'impresa in cui lavoravano, devono godere di un sussidio di disoccupazione e di strumenti di formazione che permettano e incentivino la ricerca di un nuovo posto di lavoro quando necessario, scoraggiando altresì la cultura della dipendenza dallo Stato. Il pubblico impiego deve essere governato dalle stesse norme che sovrintendono al lavoro privato introducendo maggiore flessibilità sia del rapporto di lavoro che in costanza del rapporto di lavoro.
· 6) Adottare immediatamente una legislazione organica sui conflitti d'interesse. Imporre effettiva trasparenza e pubblica verificabilità dei redditi, patrimoni e interessi economici di tutti i funzionari pubblici e di tutte le cariche elettive. Instaurare meccanismi premianti per chi denuncia reati di corruzione. Vanno allontanati dalla gestione di enti pubblici e di imprese quotate gli amministratori che hanno subito condanne penali per reati economici o corruttivi.
· 7) Far funzionare la giustizia. Riformare il codice di procedura e la carriera dei magistrati, con netta distinzione dei percorsi e avanzamento basato sulla performance; no agli avanzamenti di carriera dovuti alla sola anzianità. Introdurre e sviluppare forme di specializzazione che siano in grado di far crescere l'efficienza e la prevedibilità delle decisioni. Difendere l'indipendenza di tutta la magistratura, sia inquirente che giudicante. Assicurare la terzietà dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati. Gestione professionale dei tribunali generalizzando i modelli adottati in alcuni di essi. Assicurare la certezza della pena da scontare in un sistema carcerario umanizzato.
· 8) Liberare le potenzialità di crescita, lavoro e creatività dei giovani e delle donne, oggi in gran parte esclusi dal mercato del lavoro e dagli ambiti più rilevanti del potere economico e politico. Non esiste una singola misura in grado di farci raggiungere questo obiettivo; occorre agire per eliminare il dualismo occupazionale, scoraggiare la discriminazione di età e sesso nel mondo del lavoro, offrire strumenti di assicurazione contro la disoccupazione, facilitare la creazione di nuove imprese, permettere effettiva mobilità meritocratica in ogni settore dell’economia e della società e, finalmente, rifondare il sistema educativo.
· 9) Ridare alla scuola e all'università il ruolo, perso da tempo, di volani dell'emancipazione socio-economica delle nuove generazioni. Non si tratta di spendere di meno, occorre anzi trovare le risorse per spendere di più in educazione e ricerca. Però, prima di aggiungere benzina nel motore di una macchina che non funziona, occorre farla funzionare bene. Questo significa spendere meglio e più efficacemente le risorse già disponibili. Vanno pertanto introdotti cambiamenti sistemici: la concorrenza fra istituzioni scolastiche e la selezione meritocratica di docenti e studenti devono trasformarsi nelle linee guida di un rinnovato sistema educativo.Va abolito il valore legale del titolo di studio.
Altro falso ideologico di bassissima lega. Vale qui quanto scritto in risposta al punto 3.
· 10) Introdurre il vero federalismo con l'attribuzione di ruoli chiari e coerenti ai diversi livelli di governo. Un federalismo che assicuri ampia autonomia sia di spesa che di entrata agli enti locali rilevanti ma che, al tempo stesso, punisca in modo severo gli amministratori di quegli enti che non mantengono il pareggio di bilancio rendendoli responsabili, di fronte ai propri elettori, delle scelte compiute. Totale trasparenza dei bilanci delle pubbliche amministrazioni e delle società partecipate da enti pubblici con l'obbligo della loro pubblicazione sui rispettivi siti Internet. La stessa "questione meridionale" va affrontata in questo contesto, abbandonando la dannosa e fallimentare politica di sussidi seguita nell'ultimo mezzo secolo.
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