L’ho conosciuto e l’ho abbracciato, dopo aver visto i suoi filmati di
Gaza una sera a Ferrara. In quelle immagini, lui e altri ragazzi
dell’International Solidarity Movement ponevano i loro corpi come scudo a
protezione di contadini palestinesi alla fame che tentavano di
raccogliere cicoria, mentre i militari israeliani sparavano ad altezza
d’uomo su quei poveracci per impedirgli persino di sfamarsi. In quelle
immagini Vik Arrigoni era un eroe, e questo io so di lui.
Le notizie sono che Vik è morto per mano di assassini islamici. E di
certo ci sarà il fuoco incrociato delle insinuazioni e delle accuse, dei
complottismi… “è stato il Mossad… il ragazzo era coinvolto in questo e quello… sporchi giochi dietro la sua fine…”
Può
essere, tutto può essere, ma la realtà è che milioni di persone non
andranno oltre i titoli sui giornali di oggi, e soprattutto oltre il
titolo del loro giornale interno, ed esso recita: “Quel poveraccio
lottava per loro e loro l’hanno ammazzato come un cane. Sono dei barbari
sti islamici, altro che… In Israele non sarebbe mai successo”. Dalla prospettiva del bar, del negozio, dell’autobus, dell’ufficio e dell’ipermercato c’è - e ci sarà - solo questo.
E di nuovo quella massa di persone che così disperatamente abbiamo
bisogno di portare dalla parte di chi giudica Israele uno Stato canaglia
e criminale che da 60 anni tortura un popolo innocente, oscillerà dalla
parte sbagliata, quella che invece sta all’origine di questa
abominevole tragedia che si chiama conflitto israelo-palestinese. Vik
muore involontariamente confermando al bar, al negozio, all’autobus,
all’ufficio e all’ipermercato che gli islamici sono alla fine dei
fanatici ignoranti neppure capaci di distinguere fra chi ha speso la
propria vita ad aiutarli e che gli vuole veramente male. E gente così
non merita nulla. Questa è la loro conclusione, e non ci saranno
rivelazioni o dettagli che gli cambieranno prospettiva.
Il veterano inviato in Medioriente Robert Fisk, un critico autorevole
dei crimini d’Israele, ricordò in un suo scritto una lettera odiosa di
un lettore filo sionista a lui indirizzata e che recitava: “Tu difendi quei cani, ma un giorno uno di loro ti taglierà la gola e te lo sarai meritato”. Così pensano milioni di ‘amici’ d’Israele, ed è accaduto a Vik.
Questa è un’ironia della sua fine troppo ignobile per continuare a scrivere. Un eroe così non la meritava.