ALLORA, DICEVO,
GLOCALIZATION.
Ci vuole una premessa, prima di Glocalization.
Un sacco di anni fa Giorgio T. ‘scancherava’ di fianco a un Tir della sua ditta
di Vicenza, io ero lì perché lo dovevo intervistare per
un’inchiesta di Report (Gabanelli) su un tema che non c’entrava nulla con ciò
di cui scrivo qui.
E ciò di cui scrivo qui, è, come sempre, l’avviso numero 270
che vi do sul futuro di miseria che aspetta i vostri figli, e figli dei figli.
Ricordo che mi avvicinai a telecamera spenta e gli chiesi cosa
succedeva, lui: “Oh vabbè, ma porcodd… se
devo fare sticazzi di laccetti da scarpe in Turchia dove, lo sai Barnard,
l’operaio lo paghi un cazzo, ma poi devo spendere 1.000 dollari a camion se
voglio che ogni Tir m’arrivi in Italia con l’autista vivo e il 100% del carico,
perché Dioc… a ogni frontiera devi pagare mazzette, poi fanno i posti di blocco
alla cazzo lungo tutta la strada dei Balcani in 4 stronzi con un Kalashnikov e
giù 50 dollari a stronzo, io mi sono
rotto il cazzo. Se lo sapevo stavo qui, o in Austria a lavorare, mi costa di
meno un operaio svizzero di sta menata della globalizzazione”.
Di cosa parlava questo grezzo ‘cummenda’ della
‘fabbrichètta’ del Nord? Parlava del fatto che anche lui, povero stron…, si era
fatto prendere dalla moda dell’Outsourcing,
quel fenomeno per cui aziende occidentali di tutte le dimensioni, dalla Apple
alla ‘fabbrichètta’ del ‘cummenda’, erano corse a produrre in fabbriche
nell’Est europeo post comunista di straccioni pagati centesimi, o in Asia e
Cina, di straccioni pagati decimi di centesimi. Sì, ok, un operaio qui gli costava un miliardo di volte
di più e i profit margins dei managers erano schizzati alle stelle. Ma…
Ma poi sono nati i problemi per Globalizzazione-Outsourcing,
come appunto i costi proibitivi dei trasporti delle merci fino ai Mercati
occidentali, la corruzione, i pericoli, le difficoltà immense di seguire i
Controlli Qualità in una valle rumena o nello Fujian, i blackout Internet e
vari rischi sistemici. Ma non solo.
Per una banalissima legge di Mercato, se uno fa fioccare
milioni e milioni di posti di lavoro dall’Europa/USA alla Cina ecc. vuol dire che
c’è richiesta di operai cinesi ecc., e se c’è richiesta c’è aumento dei prezzi
dei loro salari. Inevitabile. E siamo finiti in questo modo, cito quel Steve
Bannon il ‘populista’, “a creare classi
medie in tutta l’Asia”. Quindi la pacchia dell’operaio a 2 centesimi si è
man mano assottigliata (parlo di economia non di giudizi morali). Ma non solo,
sempre a proposito di Bannon-populismo e Outsourcing, i lavoratori occidentali
licenziati perché il lavoro andava in Tailandia o Romania o Cina si sono
incazzati, e in USA hanno eletto quello che urlava “Fanculo
la globalizzazione, i lavori tornano a casa mia!”, cioè Trump, l’apocalisse
in persona, seguono Le Pen et. al.
Bel disastro sta Globalizzazione, non rende più agli
imprenditori come una volta, ha fatto imbestialire ¾ dell’occidente. E che si
fa?
Ora, questo articolo continua solo dalla prospettiva del
dipendente nostrano, perché questi figliano, e sti poveracci di bimbi non
immaginate come finiranno con la doppia incu… (finisce per lata) che oggi i
mega Gruppi del Pianeta stanno spingendo come la gran trovata per uscire dalla
trappola: LA GLOCALIZZAZIONE, GLOCALIZATION.
L’avete sentita questa parola sparata in prima dal Corriere
20 volte, o dibattuta da Floris in 10 serate? No. Il più potente gruppo
assicurativo del mondo, ING, come già scrissi gli ha dedicato il lavoro di
centinaia di cervelloni. Microsoft e Siemens, fra i tanti, erano presenti a
orecchie tese. Ecco di cosa si tratta.
L’idea in sostanza è di rimpatriare una parte dei posti di
lavoro finiti nelle periferie del mondo (la G della parola sta per
globalizzazione – LOCALIZATION sta per rimpatriare), ma pur mantenendo, là dove
conviene, il vecchio Outsourcing. Solo che qui sta la porcata in arrivo. Di
fatto accadrà che comunque un sacco di lavoro rimarrà sulla schiena degli
schiavi di Cina o Pakistan, e quello che rientra in patria qui in occidente
dovrà comunque essere deflazionato nei salari a morte, per non aumentare il
costo finale del prodotto nei negozi. I salari dei tuoi figli e figli dei tuoi
figli, caro.
Ciò che ho appena scritto viene chiamato nei papers fighi dei
colossi industriali di oggi “Integrating the global and local aspects of business operations“.
I sondaggisti di PricewaterhouseCoopers hanno chiesto a 400 aziende europee, e oltre il 67%
di esse erano già in fase di Glocalization.
E lo dicono
apertamente che il lavoro che rientra dovrà subire tagli ai salari da fame su
larga scala: “It’s
also an example of diminishing labour costs that will help drive customisation
on a large scale”, dichiara la ING. Che aggiunge con grande trasparenza “It can be especially difficult at the places
where change is taking place, and employees may feel as if they are losing
control…”, cioè sarà un processo particolarmente difficile nelle aziende
dove accade, e i dipendenti avranno la sensazione di aver perso ogni controllo.
La sensazione... solo?
Allora, in attesa dell’arrivo di Ray Dalio, ci becchiamo la Glocalizzazione, ciò il peggio dei due mondi, quello che continua a sfruttare schiavi fra i poveracci esteri e quello che continua ad abbattere i salari da noi. Notte, accarezzate anche stasera i vostri piccoli. Il vostro PB vi aveva avvisati ancora una volta.
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