Il
complotto degli idioti
Il
complotto c'è, ma non è quello che credete. Innanzi tutto non ne è protagonista
Berlusconi, questa volta. Poi non ci sono eminenze grigie che si incontrano nei palazzi del potere italiano per tramare
accadimenti. Infine è smascherabile con facilità. E' il
complotto degli idioti, dei sopraffini stolti che rispondono al nome di
Gruppo Editoriale l'Espresso e Repubblica, di IDV (col seguito grill-travagl-guzzan-santoriano), e infine di 'belle anime'
dell'intellighenzia italiana che stanno fioccando a firmare la cosa più inutile
degli ultimi 20 anni. Un drappello di disorientati
sepolti da 15 anni di sconfitte a rotta di collo e ridotti a sbraitare di nani
e ballerine nel più duraturo smarrimento politico che si ricordi nell'Italia
moderna. Ma loro no, duri insistono, fessi indefessi.
Prima
di svelare il complotto, vi invito a un gioco
utile. Facciamo che io non sono un giornalista, e che sono invece un cittadino
al bar che legge il giornale, e che usa la sua testa (cioè
fa informazione, la vera unica informazione utile per lui/lei persona).
Leggo:
ROMA - “Dino Boffo si è dimesso da
direttore dell'Avvenire con una lettera inviata al cardinal Angelo Bagnasco,
presidente della Conferenza episcopale italiana: "Non posso più accettare
una guerra sul mio nome". Immediata la replica della Cei che ha accettato
la scelta "con profondo rammarico".
"Non posso accettare che sul mio nome si sviluppi ancora per giorni e giorni una guerra di parole che sconvolge la
mia famiglia e soprattutto trova sempre più attoniti gli italiani".
Poi
però penso: Perché si è dimesso? Dicono che è innocente, che sono balle già
ampiamente smentite. Ha il Vaticano dalla sua, compatto. Allora: 'sto tizio ha dalla sua un arsenale atomico, e scappa
davanti alla cerbottana di Feltri? Non mi quadra.
Leggo:
“Bagnasco: Attacco mediatico inqualificabile. Il presidente della Conferenza
episcopale Italiana, cardinale Angelo Bagnasco, prende atto con rammarico delle
dimissioni irrevocabili del dottor Dino Boffo dalla
direzione di Avvenire. "Nel confermargli, personalmente e a nome dell'intero episcopato, profonda gratitudine per
l'impegno profuso in molti anni con competenza, rigore e passione, nel
compimento di un incarico tanto prezioso per la vita della chiesa e della società
italiana - afferma la nota della Cei - Bagnasco esprime l'inalterata stima per
la sua persona.”
Leggo:
“Avvenire: Bassa macelleria giornalistica. Si è trattato di un'operazione di bassa
macelleria giornalistica. Il direttore de
Il Giornale - e gli altri che via via si sono
accodati - nascondendosi dietro al diritto di cronaca ha frantumato la
deontologia del nostro mestiere, ha calpestato i sentimenti e l'onore di Boffo e della sua famiglia. Ringraziando Boffo per i suoi quindici anni alla direzione del loro
quotidiano, parlano di un "plateale e ripugnante attacco" e
promettono di continuare il loro lavoro al servizio della democrazia e della
Chiesa”.
Poi
però penso: Un attimo. Stima inalterata, rammarico, gratitudine, uomo
competente, rigoroso, prezioso alla Chiesa… e lo scaricano. Al suo giornale
parlano di onore,
ringraziamenti, ripugnante attacco… e lo scaricano. Volete farmi credere
che se Bagnasco o il suo capufficio tedesco avessero
detto “Ehi, Boffo, ma dove credi di andare? Tu stai qui e qui rimani”, il pio Dino si sarebbe impuntato?
Non quadra. L'hanno scaricato. Perché?
Leggo:
ROMA - “La notizia delle dimissioni del direttore di
Avvenire viene battuta dalle agenzie mentre il Consiglio dei ministri è agli
sgoccioli. Gianni Letta l'aveva saputa in anticipo, direttamente dal cardinale
Bagnasco… (Per Berlusconi) ecco i due fronti su cui far scattare la
controffensiva: biotestamento e accordi sulle
candidature per le regionali di marzo… “Dobbiamo
capire cosa fare con Casini” - ha poi proseguito il premier passando a parlare
di regionali – “se dobbiamo lasciarlo andare da solo o se invece non ci
convenga provare un accordo”. Domanda retorica se è vero che Berlusconi avrebbe
già affidato a Franco Frattini l'incarico di trattare riservatamente con Casini
le condizioni per un'alleanza con il Pdl. L'accordo
con il figliol prodigo insomma è un tassello fondamentale della strategia di
Berlusconi. Non solo per riallacciare un rapporto positivo con la Cei…”
Poi
però penso: Bagnasco che frigge dall'indignazione per la sorte dell'agnello
sacrificato Boffo, ma chiama Letta. Gianni Letta, forse
il più notorio mercante di vacche della Storia
repubblicana, e per dirgli cosa? Guarda caso, poi Berlusconi rapidamente sgancia
l’obolo al Vaticano: assicurazioni del passaggio liscio di un testamento biologico-cilicio fra Camera e Senato, col silenzio assenso
di Fini, e l'apostolo Pierferdinando di nuovo fra i dodici. Al mercato delle
vacche si sono detti: tu mi levi di torno quel veterinario
rompicoglioni e metti in riga la sua truppa, io ti do cinque buoi e
dieci galline. Qua la mano.
E
vengo al complotto degli idioti.
Leggo:
“Dai calcoli che hanno fatto vedere al premier
sarebbero infatti 7 su 13 le regioni in cui l'apporto dei centristi è
determinante: il Piemonte, la Liguria, le Marche, il Lazio, la Campania, la
Puglia e la Calabria. La Lega infatti ha alzato il
prezzo e pretende tre regioni 'pesanti', mentre Berlusconi non può permettersi
di cedere la Lombardia perché teme l'ira di Formigoni e paventa un suo immediato
passaggio tra i centristi."
Poi
però penso: Fa sempre schifo il mercato delle vacche romane, ma a pensarci bene
anche se nelle stanze dei bottoni i politici giocano il loro Monopoli, come
fanno poi a trasformarlo in realtà? Perché un conto è dire “Pierferdinando, tu
mi dai tot voti per avere la Liguria”, oppure, “Silvio, io la Lombardia non la
mollo a Umberto”, ma poi devono fare i conti con la gente che vota, e come fanno a essere così sicuri che voteranno esattamente secondo
gli inciuci prestabiliti? Già, come fanno? Come fa Casini a promettere tot
casalinghe e benpensanti a colpo sicuro al destinatario? E allora diciamocelo
chiaro: siamo noi italiani a fare la differenza, siamo noi alla fine che da capre fetenti permettiamo ai politicanti di rimestare
sterco all'infinito. Siamo noi, gli stronzi, e allora che senso ha fare i crocchi di belle anime intelligenti e firmare appelli che
solo la minoranza dei disorientati perdenti di cui sopra abbraccia? Che senso ha
questo stolido complotto che si accanisce maniacalmente sul Cavaliere, quando egli è solo l’ombra sul muro di milioni di italiani? Non converrebbe lavorare per cambiare
quegli italiani?
Siamo
noi, non lui, cari Repubblica, Espresso, Times, El Pais, D'Avanzo, Flores D’Arcais e soci. E piantatela di
sbraitare baggianate come “Dino Boffo è stato ucciso
sulla pubblica piazza con una menzogna”, o “per punirlo delle sue opinioni, un
uomo è stato disseccato da una mano micidiale che ha raccolto contro di lui il
potere della politica, dello Stato, dell'informazione”, perché quel povero
Cristo lo ha fatto fuori Ratzinger in cambio di cinque buoi e dieci galline. Piantatela di scrivere “Ora che c'è un morto, viene il
freddo alle ossa pensare che anche una prudente critica, una sorvegliata
disapprovazione può valere, nell'infelice Paese di Berlusconi, il prezzo più
alto: la distruzione morale e professionale”. Davvero? Allora spiegaci, D'Avanzo, come è possibile che da anni le orde grill-travagl-guzzan-santoriane troneggino in prima serata RAI e nei maggiori teatri, riversando di tutto su Berlusconi, se è vero, o
anche solo ipotizzabile, che nell'Italia del Cavaliere persino “una prudente critica,
una sorvegliata disapprovazione può valere, il prezzo più alto: la distruzione
morale e professionale”. Ma la piantate di prenderci
per il sedere? Perché tu e il tuo giornale di perdenti
recidivi e di spocchiosi Micromegalici, mentre
complottate da straccioni per incidere un’inezia nella fiancata del bolide PDL,
tacete oculatamente su ciò che a noi persone vere sta stracciando l'esistenza. Infatti, i vostri ignari intelligenti fioccano ad apporre la
loro firma contro l’insignificante peduncolo italiano dei poteri
sovranazionali, mentre il Trattato di Lisbona sta abolendo il nostro parlamento
e il 90% delle leggi del Paese; mentre Obama ci
costringe a sobbarcarci 28 miliardi di euro di spese militari, soldi che
servirebbero ai disperati servizi pubblici italiani per reggere l'impatto
divorante dell'apertura degli appalti al Libero Mercato delle corporations secondo gli accordi GATS dell'Organizzazione
Mondiale del Commercio; mentre il ‘senato mondiale degli investitori internazionali’
ha già deciso in sei mesi di crisi il futuro lavorativo, matrimoniale,
educativo, riproduttivo e democratico di due generazioni di esseri umani in
tutto il pianeta, Italia inclusa; mentre “nel solo marzo del 2009, il governo
di Roma ha stanziato 12,8 miliardi di euro per salvare il settore
bancario e quello auto/elettrodomestici… una cifra quasi identica a quella
della finanziaria di quest'anno (13,1 miliardi), con la quale si sarebbe potuto
aiutare il 38% delle famiglie italiane in difficoltà”; mentre le crisi –
finanziarie, sanitarie o terroristiche - vengono create ad arte e a ritmo
costante proprio per usare l'emergenza come demolitrice dei nostri diritti
fondamentali acquisiti in 250 anni di lotte dal basso.
Ma
voi, complottisti ossessionati dal peduncolo
Berlusconi, chissà perché su queste cose non le fate
mai le prime pagine, mai le raccolte di firme. Macché, e avete la faccia tosta di scrivere che gli inciuci Vaticano-Cavaliere
o le sue scopate sono “la scena che dentro le istituzioni e nel Paese dovrebbe
preoccupare chiunque”. Ma sta-te scher-zan-do? Non siete in malafede, salvo
note eccezioni, siete proprio idioti purosangue. E voi, seguaci non pensanti
dei complottisti disorientati, non ce la fate proprio
a vedere che la pochezza di alcuni vostri paladini, e
la palese falsità di altri, vi hanno ficcato in massa contro un muro a tirar calci a
delle ombre per non farvi vedere l’orda di barbari che alle spalle sta
saccheggiando la vostra vita?
Al
mio bar chiudo il giornale, ma non prima di aver letto le parole più vere di tutta questa vicenda, cortesia di Silvio: “...i
sondaggi ci danno sempre altissimi come fiducia, io sono oltre il 68 per cento”. Bè, se due più due facesse quattro a Repubblica,
saremmo in un’altra Italia.
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