IL CETRIOLO IN
TASCA, E IL DISASTRO DEL LAVORO IN GERMANIA.
Dopo
che avrete letto questo articolo, comprate un cetriolo grosso e duro e
tenetevelo in tasca o in borsetta. Il primo che vi dice che il modello del
lavoro tedesco è un successo che Renzi imita, ficcategli il cetriolo in culo.
Ma forte.
(così
s’inizia un articolo d’economia come si deve!)
LE PUNTATE
PRECEDENTI.
Nel
2003 la Germania di Gerhard Schroeder introduce riforme del lavoro più ampie della
sua storia, le riforme cosiddette Hartz. In sintesi: flessibilità selvaggia,
libertà di licenziamento, e limiti forti al (prima generoso) diritto del
sussidio di disoccupazione. Nascono in Germania i mini-lavori (minijobs),
quelli a chiamata, per 24 ore, per una settimana ecc., roba che conosciamo
bene. Oggi un minijob tedesco paga 450 euro al mese detassati ma senza
pensione, sanità, maternità ecc.
La
dirigenza industriale tedesca, da bravi ex nazi, gioisce dell’espansione
europea all’Est perché naturalmente la massa di poveracci dell’Est Europa fa da
concorrenza ai lavoratori tedeschi con una gara al ribasso degli stipendi. E
hanno la faccia tosta di dirlo in pubblico. Jorg Kramer di Commerzbank ricorda
oggi come “si ricattavano i sindacati
dicendogli che o accettavano la flessibilità e tagli salari, oppure i datori di
lavoro impiegavano gli sfigati dell’Est”.
OGGI
Risultato:
la Germania ha avuto stipendi medi stagnanti e non al passo dell’inflazione per 10 anni. Oggi la Germania ha la
proporzione più alta di lavoratori sotto-pagati, a fronte del reddito nazionale
medio, di tutta l’Europa.
Ci
sono oltre 6 milioni di minijobs in Germania, che affliggono per tre quarti le
donne. Impossibile sopravvivere su questi redditi, impossibile programmare un
matrimonio e figli, la casa un sogno. E ovviamente le famiglie tedesche devono
andare a pescare sul risparmio privato per mantenere i propri figli. Infatti i
minijobs colpiscono soprattutto gli under 25, ma, cosa ancora più triste, i
secondi in classifica sono gli anziani, pensionati costretti a tornare a
lavorare per sopravvivere. Le tutele sociali tanto sbandierate nel 2003 nelle
riforme Hartz, non sono sufficienti per milioni.
Infatti
il punto più basso di questo disastro ce lo racconta il Der Spiegel. Ci sono quasi mille organizzazioni tedesche oggi esistenti per la nutrizione dei
poveri, fra cui appunto anche i cosiddetti ‘tutelati’ sotto le regole Hartz. Parliamo
di un milione e mezzo di tedeschi che non ha da mangiare come conseguenza delle
riforme degli scorsi 10 anni. E poi peggio: la situazione sociale di questa
enorme massa di cittadini è divenuta così precaria che le organizzazioni di
beneficienza sono state costrette ad espandere i loro interventi anche in
quello che una volta era ad appannaggio dello Stato Sociale Tedesco. Ma il
risultato è catastrofico: le organizzazioni non avevano i fondi per farlo e ora
stanno andando in bancarotta.
Poi:
c’è anche una crescente percentuale di studenti tedeschi che è costretta a
nutrirsi presso queste cucine di beneficienza. Per forza, dopo le ore di
lezione, dopo le ore di studio, dopo i minijobs a singhiozzo con chiamate a
casaccio, e i ‘grandiosi’ 450 euro al mese, o hai papà o hai la pappa della
beneficienza.
Infine
una cosa sordida a dir poco. La Merkel si vanta di una bassa disoccupazione
tedesca al 5,2%... per forza, l’ufficio per le statistiche del lavoro
diligentemente segna i minijobs come ‘occupati’, solito trucco fin banale da
ricordare e che già è in vigore in USA da 25 anni. Ed infatti EUROSTAT (l’Istat
UE) ha stabilito la REALE disoccupazione tedesca all’11,9%.
E
ricordatevi, a dispetto delle fole che erano vere 15 anni fa in Germania (“un operaio della VW guadagna una fortuna…”)
ciò che ho scritto all’inizio: la Germania ha avuto stipendi medi stagnanti e non al passo dell’inflazione per 10
anni ormai. E adesso gli stipendiati la prendono nel sedere due volte, visto
che anche la Germania è ufficialmente in deflazione, come tutta la UE.
Ok,
direi che è tutto. Vai col cetriolo.
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