[Paolo Barnard]

PARLAVO A ROGER WATERS DEI PINK FLOYD

 

Roger Waters scrive THE WALL. I Pink Floyd, null’altro se non pupazzi strumentali della testa di Roger Waters che ne è il bassista, lo eseguono. Poi Alan Parker ne fa un film e centinaia di milioni di persone lo vedono. The Wall.

 

Io lo vedo, e nel 1989 scrivo a Roger Waters questo: voglio intervistarti per capire la politica, la sociologia, l’umanizzazione dietro a quel disco.

 

L’ufficio stampa di Roger Waters aveva appena ricevuto una richiesta per un’esclusiva sulla carriera MUSICALE della mente dei Pink Floyd da parte di Rolling Stone Magazine (non so se sapete chi sono). Waters li mandò affanculo. A me rispose in 2 ore: sì, vieni, di questo parlo.

 

Io, nel 1989 ero nessuno. Mi trovo a Londra di fronte a Waters, la mente di The Wall e dei Pink Floyd, a parlare di cosa significano veramente quelle canzoni, del dolore che lui si porta dentro per la morte del padre ad Anzio nella II guerra mondiale, a parlare del suo disgusto per il mostro rock, che a Los Angeles lo portò a sputare su 650.000 fans e a tirargli il basso contro. Ma di più: della sua stupefacente analisi della sociologia che purtroppo ha portato miliardi di persone a esseri istupiditi polpettoni, “just a brick in the wall”, incapaci di fare più nulla contro i Poteri, tutta espressa in quel film.

 

Quell’intervista fu pubblicata in Italia da Mondadori. Io fui il primo e unico giornalista di tutto il mondo a chiedere a Roger Waters cosa aveva nel cervello. Ora tutto quel contenuto è cenere, The Wall, La Coscienza di Zeno, Marcuse, Simone De Beauvoir, Erich Fromm, Giorgio Gaber... Perché? Perché tutto viene distrutto dalle orde, dalla ggggènte. Tutto. Tutto. Nulla sopravvive alla gggènte, soprattutto ai gggiòvani, che macinano in sguardi istupiditi tutto, tutto, da John Donne, a Dostoevskij, a Emile Zola, a Waters, a Sacha Baron Cohen persino! E non gliene frega un cazzo di sapere niente.


E NON GLIENE FREGA UN CAZZO ALLA GGGE'NTE NE' AI GGGIO'VANI. SE-NE-FOTTONO, QUESTA E' LA VERITA'.


Voi non volete ammetterlo, ma al 99,8% sono così. Come i loro padri e madri, scimmie-cani, la cui unica differenza fra le scimmie e i cani è che hanno imparato a usare la forchetta e il coltello. Io razzista? Nooo. Io vedo, io non vivo nei salotti e nelle assemblee degli intellettuali miei amici come Chomsky o Herman o Bonaga o Bergonzoni, io vivo nelle strade e le strade sono zeppe di scimmie-cani, la gggénte e i gggiòvani, poco più che animali sono il 99%, guardateli, PARLATEGLI COME FACCIO IO, INVECE DI PONTIFICARE CAGATE DAL VOSTRO PC. PAR-LA-TE-GLI, GUAR-DA-TE-LI bene. Sono scimmiette-cani senza vita né mente, senza LA PIU' PALLIDA IDEA DI COSA GLI STANNO FACENDO E CHI GLIELO STA FACENDO e


NON GLIENE FREGA UN CAZZO. 


E badate bene che..


COSI' LI HANNO RESI SAMUEL P. HUNTINGTON E LA TRILATERALE 40 ANNI FA. IO VE L'HO DETTO.


Ma non lo si vuole ammettere che viviamo fra centinaia di milioni di scimmiette-cani cui frega un cazzo di nulla, perché se no si è... razzisti. Ok. Who gives a fuck. Tanto, vincono sempre Loro. Loro, e io so chi sono Loro. Almeno io so chi sono.