SFIDERANNO L’UE? E’ BENE CHE POI SAPPIANO DIFENDERCI. (Salvini,
Conte vs Bruxelles, ma le famiglie italiane?)
Scrivo queste righe per due motivi che ritengo di estrema
centralità per la tutela di aziende e famiglie italiane, terra-terra e nei
fatti.
Primo: ciò che gli elettori italiani hanno per le mani è il
peggiore di tutti i casi. Cioè un governo che non ha la più pallida intenzione
di portarci fuori dall’Economicidio dell’Eurozona, e che invece ha abbracciato
la rovinosa politica del “Dentro l’Europa ma contestiamo l’Europa”. Più sotto
spiego con dettagli autorevoli ma comprensibili perché la seconda equivale a
quella che in economia si chiama ‘a recipe for suicide’, cioè una ricetta per
il suicidio.
Secondo: purtroppo l’elettorato sovranista euroscettico, che
è balzato alla ribalta per la prima volta nella nostra Storia dopo il voto del
4 di marzo, è caratterizzato quasi ovunque da infantili fantasie di vittoria, e
di fede cieca in un macho “mo’ ci pensano loro!” attribuito a figure come Matteo
Salvini, Claudio Borghi o Albero Bagnai. Tali fantasie non hanno nessuna attinenza con
la realtà se si ha ben presente il letale potere di fuoco dell’Unione Europea,
dell’Eurozona e dei Mercati a fronte dell’Italia non sovrana, quindi quadriplegica. Insistere in questa sciocca epica è una marcia certa
verso una catena di disastri. Il punto è che per costruire una seria
opposizione a UE ed euro vanno, come prima cosa, precisamente comprese le armi
del nemico, se no si è solo dei dilettanti, e non sono affatto certo che
neppure i Borghi, Bagnai e Salvini le capiscano davvero. Di nuovo: più sotto la
storia completa.
Eppure – e sono due anni che me lo chiedo – basterebbe che questi
elettori dessero un’occhiata a Brexit per svegliarsi dalle loro pie illusioni sui
loro condottieri e sulla forza dell’Italia.
La Gran Bretagna, come prima cosa, possiede tutte le armi
che l’Italia quadriplegica non ha più: ha moneta sovrana, ha un Parlamento
sovrano, non ha vincoli di spesa pubblica inseriti nella Costituzione (il
nostro Pareggio di Bilancio), e ha una Banca Centrale sovrana. Poi
l’Inghilterra ha altri ‘pezzi da novanta’ che all’Italia mancano, come lo
strapotere del suo polo finanziario, la possente rete di commerci ereditata dal
passato coloniale più ricco della Storia, un seggio al Consiglio di Sicurezza
dell’ONU, una forza militare che ha un peso nel mondo, una classe politica forte
e un popolo che da ottocento anni, quando conta, sa farsi sentire. Eppure è
davanti agli occhi di tutti come un’oligarchia di burocrati autocratici a
Bruxelles le stia facendo passare le pene dell’inferno per il solo fatto di
voler esercitare il volere popolare. E si badi bene: l’UE ha sulla Gran
Bretagna meno della metà dei mezzi che invece ha sull’Italia per affossarci economicamente, fate i conti. Per chi ha un minimo di sale in zucca, questo
articolo e tutta la fanfara macho del “Salvini, Borghi, Bagnai, mo’ ci pensano
loro!” potrebbe finire qui.
L’altro fatto desolante sul ‘delusional state’ del fan club
speranzoso, ma anche di molta stampa nostrana, è come ogni volta che un Conte o
un Tria ottengono in sede europea un risultato, qui scoppia la curva ultras a
gridare “Abbiamo piegato l’Europa!!!”. Ciò che non viene capito è questo (e non
sarebbe difficile): quando un avversario che ha cento volte la tua forza cede
di fronte a te, non è perché tu sei forte, è solo perché non voleva neppure
sporcarsi un pollice in quella determinata questione, non ne aveva al momento
urgenza né convenienza. Ma tant’è, la curva ultras e i suoi politici capipopolo
non si tengono più.
Allora offro ai lettori una guida molto seria sull’arsenale che l’Unione Europea, l’Eurozona e i Mercati potrebbero scatenarci
addosso ogni volta che l’esecutivo del “Dentro l’Europa ma contestiamo
l’Europa” si muoverà di conseguenza. E su ogni caso pongo ad esso una domanda
insieme drammatica e responsabile: Quando sfiderete la UE, davvero saprete poi
difenderci? E pretendo risposte certe, perché il bagno di sangue non lo
vivranno i Salvini, Borghi, Bagnai, ma voi.
DA QUESTO DOVRANNO SAPERCI DIFENDERE.
1) Primo sbarramento di fuoco della UE dei Mercati.
Le regole della Commissione UE di Bruxelles, della BCE, dei
Trattati UE, sono tutte sovranazionali, cioè più potenti delle leggi nazionali,
ma di rado sono nell’interesse pubblico poiché, come anche da me dimostrato in
inchieste, vengono redatte nella maggioranza dei casi da lobby industriali e
finanziarie presso la compiacente Commissione (il Parlamento UE ha poteri
limitati). Un’Italia che volesse contestarne alcune nel suo interesse
unico (e non come il Regolamento di Dublino che era inviso a quasi tutti ormai),
si troverà davanti a un muro furente, perché il blocco forte in Europa esclude
in via categorica che un Paese membro possa “minare gli standard europei” mostrandosi
al mondo come ‘isola felice’ dentro la UE. In altre parole: uno degli aspetti
più infami di come fu pensata questa Unione è che si vuole proibire a qualunque
capo di governo di perseguire una via che finisca per dimostrare al mondo quanto pro-elite
e illiberali sono tutti gli altri – questo è il vero significato di “minare gli
standard europei”. Una vera galera.
Sapete cosa significa ciò? Significa che se mai il presente
governo volesse davvero mettere in discussione regolamenti o linee guida
europee per noi cruciali come l’età pensionabile e durata contributiva, la
pesca e agricoltura, i prodotti tipici, i salari minimi, la tassazione del
capitale o corporate, la concorrenza, i social networks, gli standard delle
prestazioni sanitarie, i regolamenti dei salvataggi bancari, e altri, si
troverebbe davanti esattamente lo stesso sbarramento di fuoco ad ‘alzo zero’
con cui Bruxelles sta quasi demolendo la Gran Bretagna. Le conseguenze finanziarie
delle tensioni politiche che ne risulterebbero ad ogni singolo episodio sarebbero
per il nostro Ministero del Tesoro forse letali (sotto i dettagli). Domanda: questo
governo ha i mezzi per far meglio di Londra contro l’UE?
2) Secondo sbarramento di fuoco della UE dei Mercati.
La seconda micidiale spada di Damocle che abbiamo sulla
testa se disobbediamo a Bruxelles si chiama QT della BCE. Significa
Quantitative Tightening, che è l’esatto opposto del QE, il Quantitative Easing,
con cui la Banca Centrale Europea ha dal 2015 acquistato colossali quantità di
titoli di stato dell’Eurozona, quindi anche italiani, per artificiosamente
mantenerne alti i valori, bassi gli interessi, e per immettere liquidità in un
continente che, paradosso dei paradossi, è strangolato dalle Austerità che la
stessa BCE invocò. Il QT è quindi l’annuncio, che Draghi ha già fatto, per cui non
ci comprerà più i nostri titoli di stato, ma a quel punto per l’Italia sarà
panico. Dovete sapere che la realtà dei governi tecnici da Monti in poi fu che
lo spread sui nostri titoli decennali rimase con loro comunque altissimo, fra i 500 bps
e i 350, prova che Monti e Fornero non servivano a riguadagnarci la fiducia dei
Mercati che infatti non arrivò mai, ma solo a distruggere pensioni e Stato
Sociale a favore dei soliti noti. Spread alto è sintomo che i Mercati comprano
pochi titoli italiani e corrono a comprare quelli tedeschi. Con degli spread
così alle stelle se non fosse stato per il QE di Draghi che da allora
ci ha comprato vagonate di titoli, noi oggi saremmo molto vicini alla Grecia.
In altre parole: siamo ancora il Paese più o meno normale che oggi tutti vedete
solo perché la BCE ha tenuto immense sacche di sangue attaccate al nostro Ministero
del Tesoro acquistandoci i titoli, ma quando col QT le staccherà che ci
succede?
Succede che Roma dovrà finanziarsi minuto dopo minuto sui
Mercati emettendo titoli con interessi già in partenza più alti, che quindi gli
costeranno molto di più, ma soprattutto succede questo: con Roma a quel punto
del tutto sola e appesa alla ‘rianimazione’ dei Mercati per ottenere i fondi anche
solo per pagare i farmaci salvavita o i cancellini delle scuole, i baldi
Salvini, Borghi, Bagnai non potranno proprio permettersi di fare la voce grossa
con Bruxelles su qualsiasi cosa, in particolare sul meno-euro. Questo perché ogni
smorfia di disapprovazione di Bruxelles significa in automatico l’ansia dei
Mercati e il rischio che non finanzino l’Italia a sufficienza, ovvero Roma che annaspa per finanziarsi
su qualsiasi asta di titoli e senza più le immense trasfusioni del QE di
super-Mario a salvarla. Saremo devastati, e non si scherza. Come ho già scritto
su Twitter, solo il pasticcio del 27 maggio sulla nomina di Savona è costato
all’Italia 66 miliardi di ricchezza perduta in poche ore per il panico dei
Mercati (sell off! sell off!), con un’asta di titoli a 6 mesi che non trovava
nessun compratore e il Tesoro ha dovuto pagare gli interessi più alti da 5 anni
per scovarne qualcuno. Non si scherza con ste cose, perché il rischio è che poi
l’intera Italia perda credibilità agli occhi dei Mercati che ci finanziano,
infatti in quelle ore Giuseppe Sersale di Anthilia Capital Partners a Milano
rilasciò alla Reuters questa drammatica dichiarazione: “Stiamo scontando una
totale perdita di fiducia nelle prospettive per le finanze pubbliche italiane”.
Immaginate quindi cosa arriverà addosso al buon Di Maio se osa annunciare sforamenti del Fiscal Compact (il micidiale pareggio di bilancio che soffoca la nostra spesa pubblica) o se osa annunciare sussidi per auto elettriche; o se Salvini si permetterà di disobbedire sull’Unione Bancaria e ai salvataggi delle banche. Ripeto: ci possono chiudere i rubinetti del finanziamento di sopravvivenza del Paese stesso, in poche ore, e col QT già annunciato non avremo più salvagenti della BCE. Domanda: questo governo mentre disubbidisce alla UE ha i mezzi per difenderci da eventi così sistemici?
3) Terzo sbarramento di fuoco della UE dei Mercati.
Le banche si rifinanziano al bisogno chiedendo prestiti alle
Banche Centrali del loro Paese. Con l’Italia in Eurozona, le nostre banche
dipendono in ciò dalla BCE. Questi rifinanziamenti sono essenziali e senza di
essi il sistema bancario smetterebbe di funzionare. La BCE quindi regolarmente
rifornisce le cosiddette riserve bancarie con prestiti e negli ultimi anni di
crisi l’ha fatto con due speciali programmi chiamati LTRO e TLTRO. Le banche in
questione ricevono la liquidità dalla BCE ma devono dargli in cambio garanzie,
ed esse sono principalmente titoli di Stato che avevano in cassa. E qui
entriamo di nuovo nel luogo dove l’Italia euroscettica disobbediente potrebbe
essere macellata dai Mercati e dalla BCE.
Riconsideriamo un qualsiasi caso in cui un Salvini sfida le regole UE o Eurozona. Come spiegato prima, l’Italia dell’euro ha perduto ogni possibilità di crearsi una propria moneta e la deve trovare pregando i Mercati di dargliela quando comprano i nostri titoli. Ma sempre come spiegato prima, ogni volta che Bruxelles alza la cresta a fronte di una sfida italiana alle sue regole scatta l’ansia dei Mercati, che quindi stentano a comprarci titoli o che li svendono in massa per il terrore di perderci. Entrambe queste cose hanno un immediato effetto negativo sui nostri titoli di Stato: essi perdono di valore. Ma ricordatevi che nelle essenziali operazioni di rifinanziamento delle banche presso la BCE, in cambio del cash esse devono offrire una garanzia soprattutto in titoli di Stato. E se a causa di una crisi fra il nostro Salvini e Bruxelles il valore di quei titoli è sceso, automaticamente scende il potere delle nostre banche di rifinanziarsi.
Questo è un dramma a tutto campo che fra l’altro non si
limita solo alle garanzie in titoli ma che aggredisce a catena molte altre
forme di garanzie in mano a chiunque. E’ un terremoto per le imprese che poi
otterranno ancora meno prestiti, per i consumatori, e per la Borsa italiana coi
noti crolli che ai cittadini inesperti appaiono come drammi da film, ma che invece
hanno poi conseguenze serie su tutti. Un effetto Domino da lacrime e sangue. E’
precisamente accaduto proprio fra il 27 e 29 maggio scorso, nella cosiddetta
crisi Savona-Mattarella. Quindi di nuovo siamo alla mercé di forze esterne
soverchiati che indirettamente ci possono punire gettandoci in crisi gravissime
ad ogni nostra disobbedienza dei diktat UE. Fra l’altro, l’odierno esecutivo sa
che punizioni del genere andrebbero a colpire il sistema bancario italiano
mentre vive la sua peggior crisi dei bilanci nella Storia del Paese (vedi
sotto). Domanda: questo governo mentre disubbidisce alla UE ha i mezzi reali per
difendere noi e il nostro sistema creditizio?
4) Quarto sbarramento di fuoco della UE dei Mercati.
Siamo sempre nell’ambito del rapporto fra banche italiane e BCE di Mario Draghi. La BCE possiede un’altra arma soverchiante, la Risk Control Framework, che attribuisce al suo Governing Council il potere di tagliare fuori dalle vitali operazioni di credito qualsiasi banca col pretesto di presunte carenze nelle garanzie che possono offrire. Quest'arma è stata usata per spezzare la schiena all’Irlanda nel 2010 e alla Spagna nel 2012 e costringerle all’obbedienza cieca a Bruxelles, con lacrime e sangue versate dalle gente comune. Una mossa del genere per le già gravissimamente ‘sofferenti’ banche italiane (quasi 300 miliardi di NPLs, cioè di crediti inesigibili, nella pancia) sarebbe davvero la fine. Il poco conosciuto Risk Control Framework è letteralmente la pallottola nel cranio della vittima già esanime a terra, e non esiste dubbio che sarà usato sotto pressione della Germania proprio per replicare sulla disobbediente Roma giallo-verde l’infame coercizione di Irlanda e Spagna. Non c’è bisogno di ricordare cosa un collasso bancario anche d’istituti di medio calibro causerebbe al già dolorante tessuto lavorativo e aziendale italiano. Ma c'è di più e peggio:
Proprio perché le nostre banche sono, assieme alle indiane, quelle con in pancia il maggior tasso di crediti inesigibili (NPLs) al mondo, esse ora dipendono disperatamente dalla disponibilità di colossi finanziari esteri che gli comprino intere tranche di quei crediti 'marci' a prezzi scontatissimi, pur di sbarazzarsene per non fallire poi i test della BCE, una bocciatura che porterebbe conseguenze inimmaginabili. Ad esempio è di poco fa la notizia che gli 'squali' finanziari globali Pimco e Elliott Capital sono interessati a 10 miliardi di NPLs che la nostra BPM di Milano deve assolutamente far sparire dai suoi libri contabili. Intesa ne ha appena 'sganciati' 11 miliardi alla svedese Intrum AB tirando un enorme sospiro di sollievo. Ma di nuovo: un esecutivo giallo-verde disobbediente che fa innervosire troppo i Mercati si tradurrebbe in una fuga di questi 'spazzini di crediti marci' purtroppo vitali all'Italia bancaria oggi. Vi lascio immaginare le conseguenze con quasi 300 miliardi di buchi bancari che ci affossano. Domanda: di nuovo, questo governo mentre disubbidisce alla UE ha i mezzi reali per difendere noi e il nostro sistema creditizio?
5) Quinto
sbarramento di fuoco della UE dei Mercati.
Partiamo sempre dall’ipotesi di un qualsiasi scontro fra il presente esecutivo e l’asse
Germania-Francia-Bruxelles-BCE sui diktat che finora hanno piagato l’Italia, come ad
esempio il divieto per il nostro Tesoro di liberamente disporre delle sue
emissioni di debito, che l’economista della Lega Claudio Borghi vorrebbe proprio
sfidare coi noti mini-bot. Esistono in macrofinanza polizze assicurative per
gli investitori contro i rischi d’insolvenza sia degli Stati che di attori
privati. La forma più nota si chiama Credit Default Swaps. Il problema è che
durante le crisi come quelle che l’Italia ebbe con Berlusconi vs UE nel 2011 o
quella del 27 maggio, il costo di queste polizze scatta in alto. Già questo ha
ripercussioni negative su tutto il panorama degli investimenti da noi, ma ha un’altra
micidiale conseguenza. Un improvviso rialzo dei Credit Default Swaps fa
immediatamente sobbalzare le famigerate agenzie di rating, come Standard &
Poor’s o Fitch o Moody’s, quelle che con i loro voti positivi o negativi
possono condannare un’intera nazione a crolli disastrosi per i governi, l’economia
e le famiglie col lavoro.
E dunque anche
qui l’Italia di eventuali mosse anti-euro/anti-UE è schiacciata in una tagliola
micidiale a ogni rialzo di queste polizze dettato dal solito panico dei Mercati
padroni. Che poi diventa anche una brutta crisi della statura internazionale
dell’Italia nel momento in cui, come lampeggiano di rosso i nostri Credit
Default Swaps, il contagio italiano si può spargere a quelli di altri Paesi considerati
meno stabili, come Spagna e Grecia, o addirittura ai Credit Default Swaps del
sistema bancario di Stati considerati non a rischio. Infatti a maggio ci
sono andate di mezzo la Deutsche Bank e quattro banche francesi con in cima la
BNP Paribas. Insomma una ‘tempesta perfetta’ attorno all’Italia con ulteriore
perdita di credibilità presso chi oggi ci finanzia tutto. Possiamo permetterci
crisi così una in fila all’altra a ogni passo euroscettico di Borghi o a ogni sbraito
macho di Salvini? E la domanda si ripete: l’esecutivo ci deve dire chiaro che
mezzi ha mentre disubbidisce alla UE per difendere il Paese da questi livelli di pericolo.
6) Sesto sbarramento di fuoco della UE dei Mercati.
Ogni volta
che negli ultimi tempi l’Italia democratica ha dato segni di non allinearsi con
ciò che l’autocratica burocrazia di Bruxelles considera ordine, i capitali sono
volati via dall’Italia. Per considerare solo episodi recenti ed eclatanti:
successe durante il golpe finanziario che destituì Silvio Berlusconi nel
novembre 2011, in occasione del referendum del 4 dicembre 2016 che umiliò
Renzi-pupillo UE, e in occasione dello scontro Savona-Mastella (questo vide 40
miliardi sparire dall’Italia e probabilmente atterrare
in Germania). Sono soldi veri che svaniscono dalla ricchezza nazionale e che,
se si trasformano in un’emorragia per il solito fenomeno del panico dei Mercati,
possono spaccarci in due come nazione. Anche qui è cruciale il ruolo della BCE.
Quando
grandi capitali ‘fuggono’ dalle riserve della Banca d’Italia per emigrare
all’estero, la BCE usa il sistema di pagamenti intra-nazione dell’Eurozona
chiamato Target 2 per far passare la liquidità ovunque sia diretta, e così fa
in ogni altro Stato membro. Ma di norma usa lo stesso Target 2 per poi bilanciare
lo svuotamento accaduto, versando suoi fondi nel sistema bancario vittima. Ma
eccoci a un altro ricatto che ci può piovere addosso da Francoforte in caso di una
qualsiasi nostra ribellione all’ordine euro: la BCE non è affatto tenuta a
bilanciare una fuga di capitali, e fa rabbrividire l’idea che durante una di queste
fughe causata appunto dal salviniano “Dentro l’Europa ma contestiamo l’Europa” il
suo Governing Council finga di dibattere tecnicalità e ci costringa alla resa
non versandoci un centesimo, con la Banca d’Italia in fibrillazione mentre le
sue riserve bancarie di euro o altre valute si seccano come acqua nel deserto. Ignazio
Visco sa perfettamente che in quel caso vi è un’alta probabilità dell’effetto
contagio e quindi del collasso bancario nazionale, persino della corsa agli
sportelli dei cittadini disperati in stile Argentina o Grecia. Domanda: Lega e 5
Stelle coi loro economisti saprebbero difendere il Paese anche in questa odiosa
ma devastante ‘vendetta’ della BCE?
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I sei poteri di fuoco del sistema euro e Unione Europea che
ho elencato, a cui se ne possono aggiungere altri, sono minacce letali per il
nostro Paese, spero che ai lettori questo sia ora più che chiaro.
Richiederebbero quindi da parte governativa italiana, e dalla struttura
economica e sociale del Paese, un altrettanto massiccio potere di fuoco. La mia
opinione è che l’esecutivo in carica non ne possegga neppure l’ombra, ma ciascuno
di voi giudichi da sé. La cosa invece a mio parere chiara, e in seguito drammatica,
è questa:
Mentre sarà di certo possibile che il governo Conte porti a
casa vittorie di serie B in sede europea, escludo che mai otterremo nulla di
sistemico e sostanziale a favore di un Paese la cui prima ricchezza nazionale ai
tempi della sovranità monetaria era proprio un ampio debito pubblico, che sempre si traduce (con moneta sovrana) in un enorme credito verso cittadini e aziende, e che ci rese in pochi decenni di
moneta Lira la settima potenza mondiale partendo praticamente da zero. Ma
peggio:
Il rischio insito nel machismo di Salvini e nella
sicumera dei suoi economisti è che, proprio a fronte di quanto descritto
sopra, la loro politica del “Dentro l’Europa ma contestiamo l’Europa” condanni
l’Italia a continui scontri demolitori con lo strapotere dell’Unione Europea,
dell’Eurozona e dei Mercati che di nuovo ci causeranno povertà, disoccupazione,
crollo della competitività, per poi solo arrivare al punto in cui il Tesoro
sarà talmente alla rincorsa di un qualsiasi Mercato che lo finanzi da fargli
gridare a nome dell’Italia “Resa incondizionata a qualsiasi vostro diktat, ma per pietà finanziateci le casse”,
altro che meno-Europa. A quel punto a raccogliere le lacrime e sangue non
saranno i succitati politici, ma voi e i vostri figli.
Ne consegue che le scelte responsabili per il Paese sono
due:
O stiamo in Europa senza il rovinoso “Dentro l’Europa ma
contestiamo l’Europa” e investiamo massicciamente in Disruption per spingere la
nostra economia in alto (lavoro) mente l’euro la comprime in basso
(disoccupazione). Oppure si va all’Armageddon della Lega dei Populismi europei
con l’esplosione dell’Eurozona, ma a quel punto al ministero del Tesoro deve
sedere Joseph Stiglitz, non questi di oggi.
Spero dopo questo articolo di non sentire mai più nessuno che mi dice “Salvini, Borghi, Bagnai, mo’ ci pensano loro!”. La politica del “Dentro l’Europa ma contestiamo l’Europa” rischia di distruggerci. La realtà è grave e richiede intelligenza.