[Paolo Barnard]

ORLANDO E’ UN MARTIRIO DI LIBERAZIONE, MA ALMENO ‘FORTUNATO’.

 

E’ fin banale notarlo. Tutti i percorsi storici di liberazione degli oppressi sono passati e ancora passano per i martìri.

Solo per ricordare casi di Storia moderna, e oltre l'ovvio esempio della fine dei Progrom dopo il martirio dell'Olocausto, le Suffragettes inglesi dovettero farsi picchiare a sangue nelle questure, nelle loro case senza pietà, o uccidersi in gruppi per ottenere solo l’inizio della liberazione delle donne, solo l'inizio. Gli indiani del subcontinente, gli indocinesi e i neri del Sud Africa furono macellati a schiere, e pochi sanno che solo nell’Africa del sud le vittime furono oltre un milione e mezzo per mano dei razzisti di Pretoria (e di Reagan e Thatcher). I palestinesi sono al mattatoio da un secolo.

Oggi le donne almeno sono fuori dalla barbarie – vi ricordo che uno studio del prof. Lena degli anni ’80 determinò che lo stupro delle bambine-ragazzine in famiglia fra le comunità contadine italiane era pratica comune quanto mungere le vacche, per non parlare dei lividi in tutto il corpo. Ma è finita. L’occidente assassino oggi massacra con sadismo tecnologico, ma nulla confronto a quanto poteva fare anche solo 80 o 50 anni fa, quando il signor Churchill fece crepare di fame 29 milioni di indiani, e il signor Kissinger diede ordine (Pentagon Papers) di “uccidere tutto ciò che vola, si muove e cammina” nei bombardamenti segreti di Laos e Cambogia. E anche per i palestinesi, come ho documentato in vari articoli recenti, le cose si stanno muovendo, dato che persino gli influentissimi ebrei d’America oggi stanno a frotte cestinando lo Stato neo-nazista d’Israele. Furono, tutti questi, martìri di liberazione, ma agghiaccianti nella lentezza dei risultati.

Il martirio dei LGBT (lesbiche, gay, bisex e transgender) di Orlando è uno di questi passaggi tragici delle lotte di liberazione degli oppressi. Ma almeno, a confronto con ciò che ho citato sopra e tanti altri casi, è un martirio 'fortunato'. Ecco perché.

Cinquanta gay massacrati nell’est europeo nel, poniamo, 1931 non avrebbero neppure raggiunto la pagina di un ciclostilato proletario. Ma neppure nell’Italia degli anni ’60 vi sarebbe stata la reazione di oggi. Il Vaticano si sarebbe defilato e avrebbe dato ordine perentorio di negare sepoltura cristiana alle vittime. L’opinione pubblica non si sarebbe scomposta. Oggi no, oggi il martirio di liberazione di Orlando capita in un’epoca assai più favorevole, oggi gli oppressi LGBT hanno versato sangue che ha saltato a piè pari infiniti osceni ostacoli delle ere passate, e oggi abbiamo le maggiori capitali del mondo che si colorano dei loro colori, abbiamo leader di destra o estrema destra (non esiste più sinistra, nda) che si sono uniti nella condanna CITANDO PER NOME LA SIGLA LGBT, cosa che state certi, solo poco tempo fa non sarebbe mai, mai avvenuta. La Cina ha bofonchiato due parole, guardate, è tantissimo. Solo 5 anni fa sarebbe stato il silenzio totale.

Le grida dei martiri hanno tutte lo stesso suono. Almeno quelle dei LGBT di Orlando segnano, non passi avanti, ma falcate avanti nella loro liberazione, che chi li precedette mai si sarebbe sognato.