[Paolo Barnard]

8 LE FAVOLE DI BARNARD PER I BIMBI DEI SUOI LETTORI.

 

Bambini questa è una storia eroica, voglio dire che è una storia dove ci sono degli eroi. Ma non proprio gli eroi che immaginate voi. Non sono quelli con cento scudi spaziali, braccia di metallo e 200 razzi laser nelle dita. Non si trasformano, gli eroi di questa favola, in dinosauri d’acciaio con le bombe nelle ali, e che poi diventano sempre delle auto Toyota a quattro ruote nelle pubblicità in tv. No, gli eroi di questa favola sono diversi. Vediamo se vi piaceranno.

Ma prima di cominciare, è bene che vi spieghi a tutti voi bambini cos’è la guerra. Allora la guerra si divide in due tipi di guerra.

Il primo tipo è fatto così: ci sono due potenti politici che litigano al telefono dai loro uffici d’oro, nei loro due Paesi. Litigano così tanto, che decidono di farsi la guerra. Ok, voi bambini penserete che quei due potenti uomini usciranno dai loro uffici d’oro e si faranno la guerra, eh? Macché. Sapete cosa fanno quei furbi malefici? Se ne rimangono sulle loro poltrone d’oro a bere champagne, e a fare la guerra ci mandano la povera gente del loro Paese, come i vostri papà. Poi cosa succede? A un certo punto i due politici furbi malefici, sempre nel loro ufficio d’oro, contano quanti dei loro poveri cittadini sono morti in guerra, e chi ne ha uccisi di più ha vinto. Che schifo la guerra, eh? Tanti muoiono, anche i bambini e le mamme sapete? Ma i politici furbi e malefici non muoiono mai. Che cosa orribile.

Il secondo tipo di guerra accade quando un potente politico malvagio e ingordo decide che vuole rubare delle terre dove vive gente pacifica, perché lui vuole renderli schiavi e prendergli le loro ricchezze. Allora il potente politico malvagio dà ordine a tanti suoi soldati cattivi di invadere quelle terre, di uccidere la gente pacifica e di rubargli tutto. Che schifo la guerra, eh?

Questa storia riguarda questo secondo tipo di guerra, ma attenti a cosa accadde!

C’era una volta una Nazione africana proprio dentro l’Africa misteriosa, questa Nazione si chiamava Bomunda. A Bomunda viveva un politico cattivo e ingordo, un Tiranno, che se la spassava in un palazzo d’oro, mentre la sua gente faceva la fame. Il suo nome era Macicco. Ma aveva ai suoi ordini mille soldati cattivi come cani rabbiosi, e così la povera gente stava sempre zitta per la paura. Un brutto giorno un messaggero arrivò al palazzo di Macicco e si fece ricevere. Gli disse: “Grande Macicco, tu lo sapevi che nel Tomo, che è la Nazione che sta di fianco a Bomunda, gli abitanti hanno scoperto miniere d’argento grandi come un mare?”. Quando il Tiranno Macicco sentì questa cosa divenne verde dall’invidia, e immediatamente pensò… Cosa pensò bambini? Eh? MA CERTO! farò la guerra a Tomo, li ucciderò e così le miniere d’argento saranno mie!

Immediatamente diede ordini, e in meno di pochi giorni i carrarmati, i cannoni, le mitragliatrici e i soldati del Bomunda invasero il Tomo, dove invece tutti vivevano in pace e non avevano soldati né armi per difendersi. Oh bimbi, non posso raccontarvi quello che accadde, vi mettereste a piangere. Vi dico solo che il grande esercito del perfido Macicco avanzava veloce nella Savana e nelle foreste del Tomo, lasciandosi dietro tanti morti innocenti, cose terribili facevano. Ma ricordiamoci, bambini, che questi sono due Paesi africani, e in Africa vivono tantissimi animali che voi conoscete bene. Non ve li elenco, li sapete già. Quindi mentre gli orribili soldati del Bomunda sparavano e ammazzavano, anche tanti animali morirono, sia quelli della Savana che quelli della foresta. La situazione in Tomo era adesso disperata e di tragedia continua. Tutto sembrava perduto. Ma…

Dovete sapere che nella Savana di Tomo viveva l’elefante più grosso di tutta l’Africa, chiamato Superon, era una montagna di muscoli, fiero, nero, con zanne lunghe come i rami di una quercia. Un terribile giorno, durante un attacco dell’esercito di Macicco a un povero villaggio, un razzo dei cattivi uccise il figlio piccolino di Superon, uccise il suo elefantino bambino. Superon pianse per dieci giorni di fila, disperato, accasciato al suolo… A poca distanza da lui, purtroppo giaceva una famiglia di contadini ammazzati anche loro dai soldati, persino un bimbo di 3 anni, poverino. Superon ora si rabbuiò, egli sentì la furia degli Dei scuotergli i muscoli e si erse in piedi nella Savana. Alzò la proboscide verso il cielo e gridò con un barrito così potente che fu sentito in tutta l’Africa. Tutti gli animali della foresta e della Savana, dei laghi e dei grandi fiumi africani, riconobbero il grido di Superon. Essi accorsero da lui. Il sole era alto nel cielo e bruciava di caldo, ma per decine di chilometri si vedeva questa adunata di ogni sorta di animale africano esistente, a perdita d’occhio, uno spettacolo mozzafiato, e tutti, ma proprio tutti erano in religioso silenzio.

Superon li affrontava, immenso, nero, da tremare a vederlo. Su ciascuna delle sue due zanne d’avorio bianchissimo giaceva un piccolo corpicino morto. Erano il suo elefantino bambino, e il bimbo di 3 anni di quella sfortunata famiglia di contadini uccisi dai soldati. Superon li depose entrambi a terra con la delicatezza di una mamma che mette il suo figlioletto nella culla. Poi, dopo aver fissato quell’immensa distesa di animali, egli tuonò: “E GUERRA SIA! MA GUERRA AI MALVAGI UOMINI CON LE ARMI! GUERRAAAAAAAAAA!!!” Quest’ultima parola suonò come mille temporali nei cieli dell’Africa, suonò come la rabbia di un Dio furioso, e infatti a molti chilometri di distanza tutto l’esercito del perfido Macicco la udì, e tremarono, anche se non sapevano da dove veniva.

Gli animali sapevano cosa dovevano fare, e si dispersero in ogni direzione a cercare l’esercito dei cattivi di Macicco. La cosa più urgente era di fermare i potenti carrarmati, che avanzavano sulla Savana schiacciando tutto ciò che trovavano, e che sparavano. Allora Agila, la Regina di tutte le scimmie d’Africa, ebbe un’idea e parlò a milioni di gorilla, babbuini, scimpanzé: “Correte a cogliere milioni e milioni di banane, prendete le loro bucce, e le stendetele per chilometri e chilometri davanti alla fila dei carrarmati, così che i loro cingoli scivoleranno sulle bucce di banane senza potersi più muovere.” E così fu. Quando la mattina dopo il cattivo comandante dei carrarmati diede l’ordine di partire, i cingoli sembravano anguille sul bagnato, e più i piloti acceleravano e più i carrarmati sprofondavano in una melma scivolosa, finché si piantarono dentro la terra e furono bloccati per sempre!

Allora Macicco diede l’ordine di far fuoco coi cannoni, per bombardare i villaggi del povero Tomo. Ma sempre nella notte milioni di miliardi di ragni africani, che sapete bambini sono grossi come arance con le zampe, avevano tessuto milioni di miliardi di ragnatele fittissime e forti su tutto l’orizzonte, e così fu che quando i proiettili dei cannoni di Macicco arrivavano, rimbalzarono su quell’immensa rete protettiva, e tornarono indietro verso i cattivi scoppiandogli in faccia.

Nel frattempo le giraffe, con loro collo lunghissimo, spiavano dall’altro le mosse dell’esercito dei cattivi, e le dicevano a tutti gli animali. Quando poi i soldati, che ora erano senza carrarmati e senza cannoni, decisero di usare i mitra per colpire gli abitanti del Tomo, una cosa incredibile accadde. Di colpo il cielo divenne scuro, poi sempre più scuro, poi addirittura nero, e quel cielo nero veniva incontro ai soldati cattivi come una muraglia alta centomila metri! Sapere cos’era, bimbi? Erano miliardi e miliardi di miliardi di miliardi di zanzare africane, le quali piombarono sui soldati che avevano i mitra, accecandoli a pungendoli fino a farli impazzire. A quel punto i soldati iniziarono un fuggi fuggi disperato verso le loro Jeep per tentare di fuggire, ma invece che Jeep trovano delle carcasse tutte scassate e fatte a pezzi, cioè impossibili da usare per fuggire. Cos’era successo? Era successo che l’esercito dei rinoceronti comandati dal colossale rinoceronte Monte dal corno a 4 punte, aveva caricato quelle Jeep con la potenza dei loro corni e le aveva fatte a pezzi.

Nei villaggi del povero Paese chiamato Tomo, dopo tanti morti uccisi dai cattivi di Macicco e dopo tanta paura, d’improvviso c’era la pace, e nessuno capiva come o perché.

Macicco era sconvolto, non sapeva se tremare, fuggire o pensare a qualcosa di ancora più cattivo. E fece quest’ultima cosa. Con la radio chiamò dal Bomunda gli aerei militari, che buttassero le bombe su tutto il Tomo. Ecco che i Jet carichi di orribili bombe partirono dal Bomunda, ma… come furono in volo si videro arrivare contro gli enormi aironi, che come veri eroi si gettarono sui vetri dei jet accecando i piloti, i quali persero la bussola e precipitarono contro le montagne. Naturalmente tutti gli aironi morirono anche loro, e noi li ricorderemo per sempre come dei veri meravigliosi eroi.

A quel punto il perfido esercito di Macicco, senza carrarmati, senza cannoni, senza mitragliatrici, senza Jeep e senza aerei, si diedero alla fuga a piedi, una ritirata vergognosa fra urla e disperazione. Ma bambini, non dimenticate quanto orribili erano questi soldati quando uccidevano uomini e animali nel pacifico Tomo.

Bè, non sapevano, questi malvagi soldati, cosa li attendeva sulla via del ritorno verso Bomunda. Infatti dietro alle loro spalle si paravano tre eserciti di animali: prima i leoni, poi i coccodrilli, e infine gli elefanti neri. Vi lascio immaginare cosa accadde, furono tutti uccisi mangiati vivi.

Solo un uomo di Bomunda arrivò ancora vivo davanti agli elefanti: egli era il Tiranno Macicco. Rimase paralizzato, tremante, piangente, sulle sue gambe di gelatina, e supplicò pietà. L’enorme forma di Superon si fece avanti a passi lenti. Macicco lo guardò e cadde in ginocchio con le mani giunte come per pregarlo, ma neppure gli uscì la voce dalla gola da tanto tremava quel vile assassino. Superon lo afferrò con la sue immensa proboscide, e con la forza dei suoi muscoli d’acciaio lo lanciò come fosse una noce di cocco oltre la frontiera del Tomo, dove c’era il Paese di Bomunda. Poi Superon emise un lunghissimo barrito, che diceva così: “Abbiamo vinto, ci ricorderemo sempre degli aironi eroi che sono morti per questa guerra, ma il nostro cuore oggi è macchiato di nero, perché le guerre portano sempre buio e lacrime anche per chi le vince”. E alla fine di quella frase, tutti gli animali dell’Africa tornarono mesti alle loro vite. Il Paese Tomo era però salvo.

E per quanto riguarda l’orribile Macicco, quando si ritrovò semi-distrutto fra il suo popolo di Bomunda, sconfitto e umiliato e senza più il suo esercito, bè, bambini, chiudiamo gli occhi e non immaginiamo come finì.

(NOTA: tutte le favole di Barnard sono di sua invenzione esclusiva e coperte da Copyright)