8 LE FAVOLE DI
BARNARD PER I BIMBI DEI SUOI LETTORI.
Bambini questa è una storia eroica, voglio dire che è una
storia dove ci sono degli eroi. Ma non proprio gli eroi che immaginate voi. Non
sono quelli con cento scudi spaziali, braccia di metallo e 200 razzi laser
nelle dita. Non si trasformano, gli eroi di questa favola, in dinosauri
d’acciaio con le bombe nelle ali, e che poi diventano sempre delle auto Toyota
a quattro ruote nelle pubblicità in tv. No, gli eroi di questa favola sono
diversi. Vediamo se vi piaceranno.
Ma prima di cominciare, è bene che vi spieghi a tutti voi
bambini cos’è la guerra. Allora la guerra si divide in due tipi di guerra.
Il primo tipo è fatto così: ci sono due potenti politici che
litigano al telefono dai loro uffici d’oro, nei loro due Paesi. Litigano così
tanto, che decidono di farsi la guerra. Ok, voi bambini penserete che quei due
potenti uomini usciranno dai loro uffici d’oro e si faranno la guerra, eh?
Macché. Sapete cosa fanno quei furbi malefici? Se ne rimangono sulle loro poltrone
d’oro a bere champagne, e a fare la guerra ci mandano la povera gente del loro
Paese, come i vostri papà. Poi cosa succede? A un certo punto i due politici
furbi malefici, sempre nel loro ufficio d’oro, contano quanti dei loro poveri
cittadini sono morti in guerra, e chi ne ha uccisi di più ha vinto. Che schifo
la guerra, eh? Tanti muoiono, anche i bambini e le mamme sapete? Ma i politici
furbi e malefici non muoiono mai. Che cosa orribile.
Il secondo tipo di guerra accade quando un potente politico
malvagio e ingordo decide che vuole rubare delle terre dove vive gente
pacifica, perché lui vuole renderli schiavi e prendergli le loro ricchezze.
Allora il potente politico malvagio dà ordine a tanti suoi soldati cattivi di
invadere quelle terre, di uccidere la gente pacifica e di rubargli tutto. Che
schifo la guerra, eh?
Questa storia riguarda questo secondo tipo di guerra, ma
attenti a cosa accadde!
C’era una volta una Nazione africana proprio dentro l’Africa
misteriosa, questa Nazione si chiamava Bomunda. A Bomunda viveva un politico
cattivo e ingordo, un Tiranno, che se la spassava in un palazzo d’oro, mentre
la sua gente faceva la fame. Il suo nome era Macicco. Ma aveva ai suoi ordini mille
soldati cattivi come cani rabbiosi, e così la povera gente stava sempre zitta
per la paura. Un brutto giorno un messaggero arrivò al palazzo di Macicco e si
fece ricevere. Gli disse: “Grande
Macicco, tu lo sapevi che nel Tomo, che è la Nazione che sta di fianco a
Bomunda, gli abitanti hanno scoperto miniere d’argento grandi come un mare?”.
Quando il Tiranno Macicco sentì questa cosa divenne verde dall’invidia, e
immediatamente pensò… Cosa pensò bambini? Eh? MA CERTO! farò la guerra a Tomo,
li ucciderò e così le miniere d’argento saranno mie!
Immediatamente diede ordini, e in meno di pochi giorni i
carrarmati, i cannoni, le mitragliatrici e i soldati del Bomunda invasero il Tomo,
dove invece tutti vivevano in pace e non avevano soldati né armi per
difendersi. Oh bimbi, non posso raccontarvi quello che accadde, vi mettereste a
piangere. Vi dico solo che il grande esercito del perfido Macicco avanzava veloce
nella Savana e nelle foreste del Tomo, lasciandosi dietro tanti morti
innocenti, cose terribili facevano. Ma ricordiamoci, bambini, che questi sono
due Paesi africani, e in Africa vivono tantissimi animali che voi conoscete
bene. Non ve li elenco, li sapete già. Quindi mentre gli orribili soldati del
Bomunda sparavano e ammazzavano, anche tanti animali morirono, sia quelli della
Savana che quelli della foresta. La situazione in Tomo era adesso disperata e
di tragedia continua. Tutto sembrava perduto. Ma…
Dovete sapere che nella Savana di Tomo viveva l’elefante più
grosso di tutta l’Africa, chiamato Superon, era una montagna di muscoli, fiero,
nero, con zanne lunghe come i rami di una quercia. Un terribile giorno, durante
un attacco dell’esercito di Macicco a un povero villaggio, un razzo dei cattivi
uccise il figlio piccolino di Superon, uccise il suo elefantino bambino.
Superon pianse per dieci giorni di fila, disperato, accasciato al suolo… A poca
distanza da lui, purtroppo giaceva una famiglia di contadini ammazzati anche
loro dai soldati, persino un bimbo di 3 anni, poverino. Superon ora si rabbuiò,
egli sentì la furia degli Dei scuotergli i muscoli e si erse in piedi nella
Savana. Alzò la proboscide verso il cielo e gridò con un barrito così potente
che fu sentito in tutta l’Africa. Tutti gli animali della foresta e della Savana,
dei laghi e dei grandi fiumi africani, riconobbero il grido di Superon. Essi
accorsero da lui. Il sole era alto nel cielo e bruciava di caldo, ma per decine
di chilometri si vedeva questa adunata di ogni sorta di animale africano
esistente, a perdita d’occhio, uno spettacolo mozzafiato, e tutti, ma proprio
tutti erano in religioso silenzio.
Superon li affrontava, immenso, nero, da tremare a vederlo.
Su ciascuna delle sue due zanne d’avorio bianchissimo giaceva un piccolo
corpicino morto. Erano il suo elefantino bambino, e il bimbo di 3 anni di
quella sfortunata famiglia di contadini uccisi dai soldati. Superon li depose
entrambi a terra con la delicatezza di una mamma che mette il suo figlioletto
nella culla. Poi, dopo aver fissato quell’immensa distesa di animali, egli tuonò:
“E GUERRA SIA! MA GUERRA AI MALVAGI
UOMINI CON LE ARMI! GUERRAAAAAAAAAA!!!” Quest’ultima parola suonò come
mille temporali nei cieli dell’Africa, suonò come la rabbia di un Dio furioso,
e infatti a molti chilometri di distanza tutto l’esercito del perfido Macicco
la udì, e tremarono, anche se non sapevano da dove veniva.
Gli animali sapevano cosa dovevano fare, e si dispersero in
ogni direzione a cercare l’esercito dei cattivi di Macicco. La cosa più urgente
era di fermare i potenti carrarmati, che avanzavano sulla Savana schiacciando
tutto ciò che trovavano, e che sparavano. Allora Agila, la Regina di tutte le
scimmie d’Africa, ebbe un’idea e parlò a milioni di gorilla, babbuini,
scimpanzé: “Correte a cogliere milioni e
milioni di banane, prendete le loro bucce, e le stendetele per chilometri e
chilometri davanti alla fila dei carrarmati, così che i loro cingoli
scivoleranno sulle bucce di banane senza potersi più muovere.” E così fu.
Quando la mattina dopo il cattivo comandante dei carrarmati diede l’ordine di
partire, i cingoli sembravano anguille sul bagnato, e più i piloti acceleravano
e più i carrarmati sprofondavano in una melma scivolosa, finché si piantarono
dentro la terra e furono bloccati per sempre!
Allora Macicco diede l’ordine di far fuoco coi cannoni, per
bombardare i villaggi del povero Tomo. Ma sempre nella notte milioni di
miliardi di ragni africani, che sapete bambini sono grossi come arance con le
zampe, avevano tessuto milioni di miliardi di ragnatele fittissime e forti su
tutto l’orizzonte, e così fu che quando i proiettili dei cannoni di Macicco arrivavano,
rimbalzarono su quell’immensa rete protettiva, e tornarono indietro verso i
cattivi scoppiandogli in faccia.
Nel frattempo le giraffe, con loro collo lunghissimo,
spiavano dall’altro le mosse dell’esercito dei cattivi, e le dicevano a tutti
gli animali. Quando poi i soldati, che ora erano senza carrarmati e senza cannoni,
decisero di usare i mitra per colpire gli abitanti del Tomo, una cosa
incredibile accadde. Di colpo il cielo divenne scuro, poi sempre più scuro, poi
addirittura nero, e quel cielo nero veniva incontro ai soldati cattivi come una
muraglia alta centomila metri! Sapere cos’era, bimbi? Erano miliardi e miliardi
di miliardi di miliardi di zanzare africane, le quali piombarono sui soldati
che avevano i mitra, accecandoli a pungendoli fino a farli impazzire. A quel
punto i soldati iniziarono un fuggi fuggi disperato verso le loro Jeep per
tentare di fuggire, ma invece che Jeep trovano delle carcasse tutte scassate e
fatte a pezzi, cioè impossibili da usare per fuggire. Cos’era successo? Era successo che
l’esercito dei rinoceronti comandati dal colossale rinoceronte Monte dal corno
a 4 punte, aveva caricato quelle Jeep con la potenza dei loro corni e le aveva fatte a
pezzi.
Nei villaggi del povero Paese chiamato Tomo, dopo tanti
morti uccisi dai cattivi di Macicco e dopo tanta paura, d’improvviso c’era la
pace, e nessuno capiva come o perché.
Macicco era sconvolto, non sapeva se tremare, fuggire o
pensare a qualcosa di ancora più cattivo. E fece quest’ultima cosa. Con la
radio chiamò dal Bomunda gli aerei militari, che buttassero le bombe su tutto
il Tomo. Ecco che i Jet carichi di orribili bombe partirono dal Bomunda, ma…
come furono in volo si videro arrivare contro gli enormi aironi, che come veri
eroi si gettarono sui vetri dei jet accecando i piloti, i quali persero la
bussola e precipitarono contro le montagne. Naturalmente tutti gli aironi
morirono anche loro, e noi li ricorderemo per sempre come dei veri meravigliosi
eroi.
A quel punto il perfido esercito di Macicco, senza carrarmati,
senza cannoni, senza mitragliatrici, senza Jeep e senza aerei, si diedero alla fuga a
piedi, una ritirata vergognosa fra urla e disperazione. Ma bambini, non
dimenticate quanto orribili erano questi soldati quando uccidevano uomini e
animali nel pacifico Tomo.
Bè, non sapevano, questi malvagi soldati, cosa li attendeva
sulla via del ritorno verso Bomunda. Infatti dietro alle loro spalle si
paravano tre eserciti di animali: prima i leoni, poi i coccodrilli, e infine
gli elefanti neri. Vi lascio immaginare cosa accadde, furono tutti uccisi
mangiati vivi.
Solo un uomo di Bomunda arrivò ancora vivo davanti agli
elefanti: egli era il Tiranno Macicco. Rimase paralizzato, tremante, piangente,
sulle sue gambe di gelatina, e supplicò pietà. L’enorme forma di Superon si
fece avanti a passi lenti. Macicco lo guardò e cadde in ginocchio con le mani
giunte come per pregarlo, ma neppure gli uscì la voce dalla gola da tanto
tremava quel vile assassino. Superon lo afferrò con la sue immensa proboscide,
e con la forza dei suoi muscoli d’acciaio lo lanciò come fosse una noce di
cocco oltre la frontiera del Tomo, dove c’era il Paese di Bomunda. Poi Superon
emise un lunghissimo barrito, che diceva così: “Abbiamo vinto, ci ricorderemo sempre degli aironi eroi che sono morti
per questa guerra, ma il nostro cuore oggi è macchiato di nero, perché le
guerre portano sempre buio e lacrime anche per chi le vince”. E alla fine
di quella frase, tutti gli animali dell’Africa tornarono mesti alle loro vite.
Il Paese Tomo era però salvo.
E per quanto riguarda l’orribile Macicco, quando si ritrovò
semi-distrutto fra il suo popolo di Bomunda, sconfitto e umiliato e senza più
il suo esercito, bè, bambini, chiudiamo gli occhi e non immaginiamo come finì.
(NOTA: tutte le favole di Barnard sono di sua invenzione esclusiva e coperte da Copyright)