[Paolo Barnard]

7. LE FAVOLE DI BARNARD PER I BIMBI DEI LETTORI


Bambini! Sapete cosa è successo in una città solo pochi giorni fa? Bè, ascoltate con le orecchie dritte perché questa è magica!

Pochi giorni fa c’erano dieci bambini che giocavano assieme in un grande parco di una città dove c’erano prati, ma anche grandi alberi di un bosco. Le loro mamme erano tutte sedute sulle panchine sotto il sole a chiacchierare di mariti, salute e altre cose da mamme. Ok. I bambini a un certo punto si stancarono dei dondoli, degli scivoli e delle altalene, e decisero di giocare a nascondino fra i vecchi alberi del bosco. E così fecero.

Dopo poco che giocavano, un maschietto si accorse che sotto un enorme albero di Castano c’era un buco grande come due uomini, da dove partiva uno scivolo di terra liscio e lungo che non si vedeva dove finiva. Ma cos’era? E chiamò tutti i suoi amichetti a vedere. Essi arrivarono di corsa, e si misero a indovinare: “E’ la tana di una marmotta” disse una femminuccia. No! rispose un’altra, è troppo grande il buco. Un bimbo osò: “E’ l’entrata di una caverna misteriosa, ne sono sicuro! Dai andiamo a vedere!”. Ma il suo amico disse che bisognava chiedere il permesso alle mamme prima di entrare. “Ma scherzi?” risposero tutti, questo è il nostro segreto! Non dobbiamo dirlo a nessuno, sussurrarono. Gli occhi dei bimbi brillavano di eccitazione. Già immaginavano l’avventura là sotto.

Fra di loro c’era un piccolino veramente piccolino, aveva appena due anni e due mesi, e camminava un po’ traballando. Si chiamava Mino, e tutti gli dissero che lui era troppo piccolino per venire con loro. Mino si mise a piangere, e allora i bimbi decisero che lo avrebbero portato con sé. “Bene!” esclamò il più grandicello che aveva sei anni. “Siamo pronti? Tutti in fila, io parto per primo giù per lo scivolo del buco, voi subito dietro! E viaaaa!”. Si buttò con gli occhi attenti, e gli altri in coda come un trenino che s’infilava in una galleria con tutti i vagoni dietro.

Scivolarono verso il basso e sotto al bosco per tanto tempo, ma si faceva sempre più scuro quello scivolo, finché tutti si fermarono in pieno buio. Oddio, ma dov’erano finiti? Stettero tutti in silenzio perché ora la baldanza dell’avventura si era trasformata in paura. Nessuno parlava, solo Mino il piccolino faceva singhiozzi sommessi perché lui ora voleva la sua mamma, povero piccolo. I bimbi ancora non parlavano in quella caverna buia e umida sotto terra, così allungarono le manine per toccarsi, e per stringersi insieme con Mino. Si sentivano i loro respiri, i loro sguardi tentavano nel buio pesto di ritrovare il buco dello scivolo di terra per tornare su verso la luce del bosco, ma non era possibile vedere nulla. Ora qualche lacrimone a bocca stretta iniziò a scendere un po’ a tutti, la paura divenne solitudine e totale smarrimento. Finché i singhiozzi dei bambini riempirono quella caverna buia peggio che una buia notte.

Ma ad un certo punto una bimba vide un luccichio, una lucina come una scintilla, ma pensò che erano le sue lacrime che le bruciavano gli occhi. Invece quelle scintille divennero due poi tre, poi tante e venivano verso di lei. “Guardate là” esclamò tremante, “guardate tutti!”. I bimbi si girarono e di colpo quello sciame di lucine riempì la volta della grotta, poi li avvolsero tutti danzandogli intorno, ma anche fra i loro corpicini. E lì tutti si accorsero di cosa erano quelle scintille: erano stelline! Sì! stelline brillanti. Una bimba se ne fece posare una sul palmo della mano, e la guardò da vicino, e…. ma… ma… “Hey tutti guardate” gridò, “la stellina che ho in mano mi guarda e mi sorride! Prendetele in mano anche voi!”. Così fecero, e che gioia! Veramente ogni singola stellina aveva due occhietti vispi e un gran sorriso per loro.

La paura dei bimbi e le loro lacrimone sparirono di colpo. Anche Mino ora sorrideva stupefatto. Come si fa ad aver paura quando le stelline allegre ti abbracciano? Ma poi quello sciame formò una freccia fantastica e luccicosa che puntava in una direzione, e lentamente verso di là si mosse. I bimbi ora erano stregati, e non pensavano più alle mamme né a risalire nel bosco, così anche loro si rimisero in fila per seguire le stelline. Fu un cammino sempre più in discesa in un tunnel di terra che faceva curve dopo curve, fino a che in lontananza si vide uno spazio illuminato da candele. Quando i bimbi vi arrivarono…. OHHHHHH!!!!! Non potevano credere ai loro occhi! Davanti a loro si parava la città dei funghetti, ma proprio quelli dei cartoni animati, col cappello rosso a puntini bianchi, oppure con il cappello marron a puntini neri, e tutti avevano le braccine bianche ai fianchi e camminavano e sorridevano anche loro! I funghetti però erano impegnati perché il Re fungo li voleva raccolti per un discorso importate, e infatti proclamò ad alta voce: “Amici funghetti dei boschi, troppi di noi spariscono ogni anno perché l’uomo ci raccoglie e ci mangia. Dobbiamo difenderci! Altro che finire cotti nei risotti!”. E così tutti si misero a pensare e a confabulare fra loro.

Poi le stelline puntarono in un’altra direzione e si mossero verso di là. I bambini lesti le seguirono, tutti meno Mino il piccolino che era talmente stupefatto che era rimasto seduto a occhi spalancati come un gufetto a guardare i funghetti. Una bimba corse indietro e lo prese per un braccino, l’avventura doveva continuare. Infatti dopo un altro cammino nell’oscurità, ecco un altro posto: la prima cosa che si vide erano cumuli di nocciole e di ghiande, poi i bimbi si accorsero che tutt’intorno correvano gli scoiattoli super indaffarati… ma poi un’altra cosa! C’erano gli gnomi con gli scoiattoli e gli gnomi stavano vicino a dei pentoloni dove qualcosa bolliva dentro. Il profumo era delizioso, e tutti i bimbi lo riconobbero, sì! era un odore che conoscevano alla perfezione, e si avvicinarono agli gnomi timidamente. Sapete cosa bolliva nelle loro pentole? Eh? Incredibile: la Nutella! Sì, fatta con il cioccolato degli gnomi e le nocciole degli scoiattoli. “Ecco da dove viene la Nutella” esclamò il maschietto più grande. Accidenti, che stupore! Ma non ebbero neppure il tempo di assaggiarla, che le stelline si mossero in altra direzione. Ok, via!

Ancora più in profondo, poi, il gruppo con le stelline arrivò davanti a una casupola che stava appoggiata alle profonde radici di chissà quale albero. Era stranissima, era come se i muri fossero vivi, era come se le persiane avessero gli occhi, e dal camino uscivano luci e fuochi d’artificio di mille e mille colori. Uno spettacolo da non crederci. Vi si avvicinarono, piano piano, e i bimbi sbirciarono dentro le finestre. Sapete cosa videro? Una stanza coi banchi come la scuola, e la cattedra come quella della maestra. Ma le maestre erano due Fate! E ai banchi stavano sedute tante fatine attente alla lezione. Incredibile, quella era la scuola delle Fate di tutto il mondo! Che segreto! Che mistero quello, ohhhh, e così il gruppo dei bambini con le stelline si allontanarono quieti quieti.

Il loro viaggio nel profondo continuò, e si fermarono davanti a una grande, grandissima porta di legno antico, con due maniglie di ferro decorato. Chissà cosa c’era dietro a quella porta! Mino il piccolino saltellava per l’eccitazione. Le stelline tutte insieme spinsero quel portone per aprirlo e quando esso fu aperto sapete bimbi cosa si vide? Subito sulla sinistra c’era un enorme camino con una grande fuoco caldo, ma girandosi a destra i bambini videro due person vecchie, chinate su un lungo tavolaccio di legno che doveva essere antico come il mondo, ed era pieno di attrezzi come martelli, cacciaviti, vernici, metalli, gomma, e tante altre cose sopra. Ma quando i bambini si avvicinarono in punta di piedi, Mino il piccolino si rimise a piangere. Aveva paura di quei due vecchi, non erano i suoi nonni. Il pianto di Mino fece girare per prima la vecchissima donna e i bambini la videro bene finalmente. Vestiva un grembiule a quadretti con tante toppe, aveva le scarpe nere a punta, il naso curvo e il mento lungo come il naso, i capelli bianchi riuniti in una coda di cavallo sotto un cappellaccio nero puntuto. Poi era coperta con uno scialle di lana verde scuro. Sorrise ai bambini, e loro, loro... MA SI’, ma certo! Loro la riconobbero, era la Befana! La Befana davvero e in carne ed ossa, non quella dei libri di favole. Ohhhhhhhhhh!

A quel punto i bambini udirono un vocione goffo che esclamò “Ahia! Accidenti!” e il vecchio si girò tenendosi un pollice in mano. “Ahia! Accidenti!” ripetè con la sua facciona grossa, col naso a patata che reggeva due occhialini tondi, le guanciotte rosse e soprattutto una barba bianca come il cotone che arrivava fino ai suoi piedi. Vestiva una casacca rossa con una cintura nera, e si era appena dato una martellata su un dito mentre lavorava…… “Babbo Natale! Babbo Natale” gridò ora Mino il piccolino. Ed era proprio lui, bambini, accidenti! Ma vi rendete conto? Il gruppo dei bimbi era ora arrivato nella vera casa di Babbo Natale e della Befana, che non sta al Polo Nord, ma sta nel profondo della terra sotto quel bosco di quella città. Ma però in un angolo di quella grande stanza illuminata dal grande camino acceso, i bambini videro la famosa slitta, e attorno ad essa dormivano le renne. Incredibile. Poi c’erano cento e cento sacchi dove Babbo Natale e la Befana mettono ogni anno i giocattoli, che erano infatti sul tavolo di legno dove Babbo Natale e la Befana li costruivano.

Non vi dico com’erano gli occhi del gruppo dei bambini, credetemi, non riuscivano a parlare dalla meraviglia, erano come in un sogno, ma non era un sogno.

Intanto, nel parco le mamme iniziarono a preoccuparsi, non vedevano più i loro bimbi. Questo era grave. Si misero a cercarli affannosamente, e sempre più angosciate. Povere mamme, povere! Li avevano persi tutti, si stavano disperando.

Ma sotto terra, in quel mondo magico, le stelline fecero la cosa giusta. Di nuovo formarono la freccia che puntava verso il ritorno, e i bambini lesti lesti le seguirono. Correndo, con Mino che veniva quasi trascinato da una bimba che lo teneva per la manina, ripassarono il grande portone di Babbo Natale e della Befana, poi la scuola delle fatine, poi il mondo degli scoiattoli e degli gnomi che fanno la Nutella, poi quello dei funghetti, poi su e su e finalmente sbucarono all’aperto nel parco della città. I bambini avevano facce strafelici, ma erano tutti sporchi di fango, di erba, avevano radici impigliate nei capelli, e le mamme quando li videro li sgridarono molto. Ma loro non ci fecero caso.

Una cosa stranissima però accadde la mattina dopo a tutti quei bambini. Quando si svegliarono, essi non ricordavano più dov’era quel buco nella terra che portava al mondo fatato che avevano visto. Per quanto cercassero di ricordare, no, non gli venne più in mente. A casa di Mino il piccolino, la sera prima, la sua mamma lo spogliò tutto per cambiarlo, ed ecco però che una cosa ancora più incredibile accadde. Quando gli tolse il pannolino… una stellina luminosa sbucò fuori e si mise a volare per la stanza. Era rimasta intrappolata nel pannolino di Mino. Immaginate la mamma, ebbe quasi paura dapprima, ma poi sentendo Mino gridare di gioia si calmò. La stellina scese davanti agli occhi della donna e le disse: “Ciao, io sono la stellina che ha guidato il tuo bambino nel mondo più bello che esista, ma che voi grandi non vedrete mai. E lo sa, cara mamma, perché voi grandi non vedete più nulla di magico? Perché ignorate sempre le vostre stelle, non avete più tempo per loro”.

Poi la stellina si posò sulla guanciotta di Mino e gli diede un bacino. Svelta come una rondine ella volò fuori dalla finestra e nessuno la vide mai più. 

(NOTA: tutte le favole di Barnard sono di sua invenzione esclusiva e coperte da Copyright)