[Alcune considerazioni su...]

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Fui avvisato. Eccovi la Parrocchia.

 

Fu tanto tempo fa, ero ancora un giovane giornalista d’assalto senza neppure un capello grigio. Una sera mi trovavo in una redazione radio e uno stagionato attivista politico di area sinistra, un tipaccio con molte connessioni nel Partito, mi disse letteralmente: “Barnard, è inutile che insisti. Ti lasceranno sempre fuori. Tu…”, e mi appoggiò la mano destra sulla spalla, “… tu non sei della Parrocchia”.

Tu non sei della Parrocchia”.

La Parrocchia l’ho poi conosciuta molto bene negli anni successivi, quando iniziai a lavorare per Report, in RAI. La voglio spiegare a voi lettori che non sapete veramente che significa. E getto là solo alcune finestre su di essa.

Significa andare sempre alle cene col direttore di rete, e per carità, mai! un commento di libera critica (eh? cari ex colleghi di Report?).

Significa studiare con una precisione maniacale come serpeggiano i partiti in azienda e saper saltare sulla seggiovia giusta al giro giusto, magari ogni 4 mesi, o anche meno. Solo così si dura 20 anni in azienda (eh? Santoro?).

Significa partecipare al mercato delle vacche della distribuzione dei palinsesti, con riunioni su riunioni, e sempre attentissimi a saltare sul seggiolino giusto, perché in Tv tutto viene spartito con precisione millimetrica e nulla a caso, neppure la quarta serata dopo la mezzanotte. Il Regime c’è, eccome.

Significa mai e poi mai e poi mai! dire ciò che si pensa dei colleghi o degli amici del momento, anche se li hai visti fare una Tv vomitevole, anche se li hai visti mentire, omettere, leccare un culo o cento culi.

Significa fare clan, dove la legge è che il tuo amico non si tocca finché ti fa favori, finché ti ospita nel suo show (eh? Travaglio?), anche se di nuovo lo becchi a fare porcate ignobili.

Significa che anche tu devi fare cose che ti torcono le budella, anche tu devi tacere di fronte a un capo-servizio che ti umilia con ferocia (eh? Gabanelli?), che anche tu devi la sera sopprimere nello stomaco quella consapevolezza che non hai potuto dire tutto nella puntata, che sei dovuto stare attento, che hai dovuto ignorare le voci della verità radicale, anche tu, quello cosiddetto ‘coraggioso’ (eh? Iacona?).

Significa andare ogni vigilia del tuo programma dagli avvocati dell'azienda che ti dicono cosa tagliare in quell'inchiesta o servizio, e ingoiare senza mai! fregartene. Addio verità dei fatti.

Significa non rifiutare mai la telefonata del Senatore, del Deputato, del politico del tuo giro. E farci riunioni private alla faccia del conflitto d’interessi (eh? Gabanelli?).

Significa capitare per caso nello studio del direttore di rete mentre al telefono dice “Sì, c’è l’accordo, Berlusconi dà a Prodi quel programma di ‘libera informazione’ su RAI3, in cambio di…”, e questo mesi prima che si facessero i palinsesti.

E tanto altro. Vedete, io non arrivo più neppure a scagliarmi contro tutti questi giornalisti (si fa per dire) che si spacciano per liberi e sono meno che pupazzi. Il fatto è, cari amici, che loro sono talmente immersi nelle cloache della Parrocchia che non se ne rendono più neppure conto. Fanno cose umilianti, false, vi prendono in giro, straziano il significato della parola ‘fare giornalismo’, mentono a se stessi con una regolarità paurosa, e non se ne accorgono più.

Il fatto è, cari amici, che TUTTA l’informazione là fuori, dal ‘ribelle’ Fini a Santoro, da Feltri a Padellaro, dai blog alla Messora ai meet-up, è TUTTA Parrocchia e segue e fa le cose della Parrocchia, strettamente, e sempre. Loro non se ne accorgono neppure più.

Eppure lo vedete, quanti ragazzi, quante persone ben intenzionate, quanti attivisti ancora ci credono ai Iacona, Gabanelli, Fini, Messora, Grillo ecc. Sono centinaia di migliaia di anime che hanno gridato per anni che la Tv è regime, ma quando il loro beniamino ci si piazza fisso, di colpo non lo è più… ops, amnesia.

Devo lavorare in un mondo così, ditemi voi dove trovo la voglia, io che “non sono della Parrocchia”.


 


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