[Alcune considerazioni su...]

(versione stampabile)


Hanno vinto loro.

 

Alcuni anni fa ebbi uno scontro con Noam Chomsky, fu un lungo scambio che Noam stesso alimentò, piuttosto inusuale per lui, che è uno degli intellettuali più impegnati al mondo, e che ultimamente s’impegna ancor di più freneticamente per motivi che conosco, ma che non posso divulgare. La sostanza dello scontro erano le chance di riuscita di qualsiasi movimento di protesta, di lotta, di impegno oggi, a fronte dell’immane potere e diffusione del Vero Potere.

La sua tesi era questa: la Storia ha sempre portato mutamenti per il meglio, oggi stiamo incommensurabilmente meglio di secoli fa, e non vedo perché questo processo non debba continuare. Basta non demordere. E, in ogni caso, io mi attengo alla cosiddetta ‘scommessa di Pascal’, secondo cui far nulla significa perdere di certo, tanto vale fare qualcosa.

La mia tesi era questa: se un processo (di miglioramento) è sempre esistito, non significa che continuerà ad esistere. La Storia ha visto la nascita di due inediti assoluti, cioè l’Esistenza Commerciale e la Cultura della Visibilità massmediatica, che hanno oggi alterato i processi sociali come mai dall’inizio delle civiltà. E in peggio. Oggi esse hanno bloccato il secolare processo di miglioramento. Inoltre: se misuriamo i miglioramenti delle condizioni dei popoli a fronte degli avanzamenti straordinari dei mezzi per migliorare di cui oggi disponiamo, vediamo che in termini relativi i miglioramenti sono ancora miseri.

Ritengo che Chomsky non sia stato in grado, o non abbia voluto, vedere il centro della mia tesi. Concordò in parte con l’ultima parte di essa, ma fu cieco sul resto. Il fatto per me centrale è che esiste un assioma incontestabile in ogni sforzo per cambiare il mondo, e cioè che all’azione di denuncia e poi a quella di lotta degli attivisti segua LA MOBILITAZIONE DELLE OPINIONI PUBBLICHE. Perché risulta persino elementare il fatto che se alla denuncia e all’azione di pochi segue l’assoluto nulla da parte della gente, il Vero Potere se ne frega altamente di qualsiasi denuncia e azione. Questo è stra-ovvio. Ed infatti è quello che purtroppo accade. Ciascuno di noi ha in mente centinaia di istanze in cui un media o un gruppo o un individuo hanno denunciato un male, un misfatto, uno scandalo, cui poi però è seguito il silenzio dell’opinione pubblica, e tutto si è disciolto nell’oblio. Questo vale dalla denuncia dell’inefficienza di un reparto ospedaliero di provincia riportata dalla stampa locale, a quella del genocidio operato dalla Shell nel delta del Niger a danno degli Ogoni, lanciata da Amnesty International. Persino i milioni in piazza contro la guerra in molti Paesi nel 2003, con tanto di simbolo della pace (ricordate?), si sono dissolti nel nulla assoluto, le guerre sono continuate e anzi si sono moltiplicate, e questo perché altre centinaia di milioni di persone sono rimaste del tutto indifferenti e inattive per tutti gli anni successivi. Potrei citare una sfilza infinita di esempi, fin troppo facile.

Il fulcro di tutto è questo: il Vero Potere – chiunque esso sia, dalle mega-banche alle multinazionali, dal complesso militare a quello petrolifero, dal Bilderberg alla Trilaterale, dalle tecnocrazie mondiali ai grandi massoni – osserva l’eventuale individuo/gruppo che li coglie in fallo su un misfatto, e attende le reazioni. E’ chiarissimo che ciò che conta a quel punto è la reazione dell’opinione pubblica, perché solo quella, SOLO QUELLA, può amplificare il grido di denuncia al punto da renderlo pericoloso per il Vero Potere. Ma nel 99,99% dei casi l’opinione pubblica se ne sta zitta, indifferente, a casa. E nell’arco di pochi giorni, se non addirittura ore, il rumore della denuncia svanisce in nulla. E il Vero Potere riposiziona le sue scarpe da 2.000 dollari sulla scrivania della suite di Manhattan o di Francoforte e si rilassa. Nulla cambierà. NULLA.

Chomsky si rifiutò di capire questo, ma peggio. Si rifiutò di capire che questo accade per un fatto ben preciso, un fatto storico ben preciso e di un’importanza capitale. L’APATIA dell’opinione pubblica, causa del fallimento del 99,99% degli sforzi di miglioramento, fu PIANIFICATA A TAVOLINO ben 38 anni fa da uomini del Vero Potere. Essi, in modo geniale, compresero nel 1975 che se si fosse indotta “una quota di apatia nelle masse” esse avrebbero cessato di contrastare gli interessi del Vero Potere. E individuarono precisamente nell’Esistenza Commerciale (“trascinare il maggior numero di individui nello stile di vita delle classi medie”) e nella Cultura della Visibilità massmediatica i mezzi per annientare la reattività delle centinaia di milioni di esseri umani che contano, gli occidentali. Vi dice nulla il nome di Samuel Huntington e del volume La Crisi della Democrazia scritto per la Commissione Trilaterale nel 1975? No? Leggete Il Più Grande Crimine 2011 di Paolo Barnard da pag. 48.

La reattività di masse immani di cittadini occidentali è stata ANNIENTATA, a con essa l’efficacia di ogni lotta sociale, di ogni denuncia, di ogni movimento di protesta conto il Vero Potere. Che ha vinto. Sì, cari, ha vinto. Non l’ho capito solo io, leggete l’autore che cito sotto e ripetetevi quelle parole ogni notte prima di dormire. Ciao

“Potrà una società che si è così gettata su una eccessiva commercializzazione funzionare ancora come una democrazia deliberativa? Potrà il pubblico ancora trovare e sviluppare la sua voce sovrana? O, viceversa, il suo carattere è stato così profondamente trasformato dai media commerciali da stroncarne per sempre l’abilità di  partecipare alla vita pubblica?”

David Bollier,

da Silent Theft

pag. 148


 


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