BIN LADEN ERA
MORTO ANNI PRIMA DEL RAID USA. SEYMOUR HERSH HA TOPPATO.
Gli
USA non hanno mia ucciso Osama Bin Laden. Un diabete degenerato in una nefrite
terminale nel presunto terrorista (mai processato) lo ha ucciso, e quasi
certamente diversi anni prima della colossale menzogna del blitz americano nel
2011 in Pakistan.
Come
lo so? La mia fonte fu il terzo più alto executive di Al Qaeda dopo Ayman
Al-Zawahri e Bin Laden stesso fino alla fine degli anni '90.
Sono
rimasto scioccato dall’ingenuità della pur eccellente inchiesta del mitico
reporter americano Seymour Hersh sui retroscena della morte di Bin Laden,
versione Casa Bianca. Essa è pubblicata qui http://www.lrb.co.uk/v37/n10/seymour-m-hersh/the-killing-of-osama-bin-laden.
Hersh
ci rivela la solita montagna di balle, complotti, mistificazioni messe in piedi
dalla presidenza USA, dal Pentagono e dalle agenzie dei servizi sulla
‘prestigiosa’ operazione Abbottabab, la presunta uccisione di Bin Laden il 2 di
maggio 2011 in Pakistan. Ottimo lavoro, ma cose risapute per chi ha vissuto la
Storia contemporanea fuori dal TG1 o da Facebook. Dall’incidente del Tonchino
(Vietnam), ai carpet bombing genocidi di Laos e Cambogia, da Cuba a El Mozote, a
Suharto e a Pinochet, dall’Iraq a Israele alla Libia ecc., la politica estera
di Washington può essere raccontata con prove alla mano come un scia criminale
di menzogne talvolta al limite del grottesco (la gggènte ci crede sempre, così
come i – conato – giornalisti ). Ma Hersh ha fatto qui l’errore più triste
della sua carriera di colosso del mio mestiere: egli dà comunque per scontato
che il poveraccio letteralmente smembrato vivo da oltre 600 proiettili degli US
Navy Seals in una camera da letto di Abbottabab fosse Osama Bin Laden.
Al
99,9% non lo era. Ecco come lo so.
Nel
2003 mentre filmavo l’inchiesta di Report (RAI3) ‘L’Altro Terrorismo’ fui messo
in contatto con un fondatore di Al Qaeda in una capitale del Medioriente che
ancora non posso nominare. Ecco chi era costui, il mio Insider:
Fu per quattordici anni ai vertici della
Jihad islamica internazionale, la culla di Al Qaeda. Sedeva con Bin Laden e
Hasan Al-Turabi nei palazzi governativi di Khartoum in Sudan, Fu il Dawa numero
uno di Al Qaeda, il loro ‘Pontefice’ islamico. Decadi prima, nel 1981, lui si
trovava al Cairo, e poche ore dopo l’assassinio del Presidente Anwar Sadat per
mano di membri dalla Jihad islamica egiziana, si ritrovò sbattuto sul pavimento
di una cella buia accanto ad altri estremisti religiosi, fra i quali vi sarà
anche un giovane medico che rispondeva al nome di Ayman Al Zawahri, oggi capo
di Al Qaeda. Fetore, grida terribili, ossa spezzate, testicoli arrostiti, due
anni così, parte della più violenta repressione dell’integralismo religioso
nella storia dell’Egitto, per poi essere scarcerato assieme ad altri
sopravvissuti e insieme deportati oltre il confine col Sudan. Una banda di
giovani esiliati con una cosa in comune: un odio implacabile per il regime
egiziano apostata e per ogni suo alleato, Israele, Stati Uniti ed Emirati Arabi
in testa. Formano una grande famiglia che vaga senza sosta: prima Khartoum in
Sudan, poi Sanaa nello Yemen, poi Peshawar e Islamabad in Pakistan, dove lui in
particolare stringe rapporti con la leadership Talebana. L’insider mi conferma
che fu in Pakistan, molti anni dopo, nel 1998, che avvenne ufficialmente la
fusione fra due componenti dell’Islam belligerante che, prese singolarmente,
erano relativamente pericolose, ma che messe a contatto si rivelarono micidiali:
le finanze di Bin Laden e la manovalanza specialistica degli uomini di Al Zawahri,
in altre parole la ‘nuova’ Al Qaeda.
L’incontro con lui durò 7 ore, tutte passate
in auto a vagare per le periferie di questa capitale, al buio. Paranoici,
terrorizzati.
Mi disse: “La mia specializzazione (la formazione spirituale dei membri di Al
Qaeda) era tale che nel 1995 in Sudan
Osama Bin Laden e Al-Turabi fecero a gara per tenermi; Osama mi offrì un budget
illimitato per addestrare i suoi uomini”. Parlammo di tante cose (riportate
nel mio ‘Perché Ci Odiano’, Rizzoli BUR 2006), ma di una non ho mai dato conto.
Prima di arrivare al punto, vi rivelo che al montaggio del servizio per Report
in RAI, chiamammo il traduttore arabo ufficiale della nostra Tv pubblica, un docente
universitario egiziano a Roma, il quale dopo appena 10 minuti d’ascolto di questo
Insider di Al Qaeda si alzò nel panico e gridò che si rifiutava di continuare…
Preciso infine che il rango e la veridicità dell’Insider di Al Qaeda che
incontrai mi fu confermata dal reporter americano Alan Cullison del Wall Street
Journal, autore di uno scoop per aver scoperto in Afghanistan il pc dell’allora
numero due di Al Qaeda, Ayman Al Zawahri, dove il mio Insider (volto e altri
dettagli) compariva fra i nomi top.
Ecco ciò che non ho mai rivelato.
In breve, l’Insider mi disse nel 2003 che Bin Laden era vivo, ma in condizioni drammatiche. L’ultimo corriere che lo vide dopo il noto ‘incidente di Karachi’ - dove i servizi pakistani ISI intercettarono un altro corriere, Ramzi bin al-Shibh, nel settembre 2002 - vide un uomo in fin di vita, non si reggeva in piedi, devastato da diabete e nefrite, ovviamente impossibilitato a curarsi con la complessa specialistica necessaria perché nascosto sulle montagne, probabilmente sulla soglia della morte. Ciò accadeva nei primi mesi del 2003. Ma ancora prima i reporter del The Guardian Jason Burke e Lawrence Joffe catturarono un video di Osama del 2001 dove già quest’uomo appariva “magro come un fantasma e disabile”. Siamo fra il 2001 e il 2003, immaginate se un ammalato in quelle condizioni arriva sano e attivo al 2011, senza uno straccio di cure altamente specialistiche a fronte di patologie gravissime già alla fase finale otto anni prima.
Notate ora una cosa di notevole spessore che avvalla la versione di un decesso naturale di Bin Laden anni prima del maggio 2011: l’ultimo video seriamente accreditato al vero Bin Laden risale al 2004, poi il buio totale. Le sue trasmissioni successive sono cassette audio o video irriconoscibili giudicate “quasi certamente dei falsi” dalla stessa CIA. Ogni altro video che da allora ci è giunto ci mostra il suo n. 2, Ayman Al Zawahri. Ora ci si chieda: come è possibile che negli anni cruciali per il sostegno morale di Al Qaeda sottoposta a operazioni di annientamento globale, il loro Leader carismatico non si fosse mai curato di apparire con veemente retorica a loro sostegno? Mai una singola volta. Bè, era morto. Stroncato dalla malattia come detto sopra.
Seymour Hersh neppure esamina questi fatti. E
peggio.
Il presunto cadavere di Bin Laden viene
sepolto in mare da una portaerei americana alla velocità della luce, cioè a
poche ore dalla morte. Nessuno al mondo ha mai visto neppure una foto credibile
almeno del volto del presunto terrorista (mai processato). Forse ricordate che
vi fu un’insurrezione globale dei musulmani che chiedevano le prove
sull’identità di Osama e un funerale islamico in tutta regola. Washington
rifiutò entrambi. Eppure bastava poco. Bin Laden portava una cicatrice evidente
a una caviglia, frutto di una battaglia a Jaji in Afghanistan ai tempi
dell’invasione russa. Bastava una foto di essa per convincere il mondo che
l’uomo ucciso ad Abbottabab nel 2011 era lui. Ma no.
Perché Seymour Hersh si è incredibilmente
scordato di questo dettaglio? Perché Hersh non sottolinea che se il poveraccio
nella camera da letto di Abbottabab fosse stato veramente Osama Bin Laden, era
tutto interesse della comunità internazionale averlo vivo? Cristo, una fonte
d’informazioni infinita, o imbarazzante, eh Washington? Imbarazzante non perché quel
tizio in Abbottabab era l’ex alleato/stipendiato degli Usa Bin Laden che poteva dirne tante…, ma perché quel
tizio era un nessuno, un fantoccio umano. 600 proiettili su un corpo per renderlo irriconoscibile, letteralmente, come riporta anche Hersh, smembrato in pezzi, per non
aver grane…
In ultimo, gli scettici pro versione USA
obietteranno che dopo la millantata operazione Abbottabab sarebbe stato
interesse di Al Qaeda smentire la versione di Washington con foto della vera
sepoltura di Osama sulle montagne centro-asiatiche. La risposta è no, perché una
tale rivelazione avrebbe esposto la leadership di Al Qaeda al ridicolo in tutto
il mondo islamico, cioè ci avrebbe rivelato un’organizzazione allo sbando da
anni senza figura leader. Chi capisce i jihadisti sa di cosa parlo.
E gran finale. La farsa dell’operazione
Abbottabab del 2011 esplode come un fuoco d’artificio fuori dalla Casa Bianca e
verso i media alla vigilia della campagna elettorale di Obama nella primavera
del 2011, appunto. Bè, concludo qui. Credo che ce ne sia abbastanza. Bin Laden
non arrivò vivo neppure a mille miglia dalla menzogna Abbottabab.
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